(Autoproduzione) Nome tolkeniano, ma testi in italiano per i bergamaschi Barad Guldur, band di addirittura nove elementi che propone un debut di folk metal oscuro e ammaliante, che dedica molto spazio a leggende lombarde e nord-italiane. “La Storia cominciò” è una rivisitazione della celebre filastrocca ‘C’era una volta un Re’; “Canso de Bouye” può ricordare degli Eluveitie più istintivi e dal sound meno pulito. I nostri pescano a piene mani dal folklore locale con “Sarneghera” e “Nella Notte più nera”, completamente acustica, nonché con “La Gratacòrnia”, cantata a cappella; mentre “Poininos” è un brano proprio dai tratti sciamanici, la fine della scaletta ospita brani più lunghi e articolati. La coppia “Senza Paura”/”Frammento di Oscurità” in questo senso è molto ben riuscita: atmosfere oscure, divise fra folk e toni extreme metal centroeuropei, alternanza di passaggi d’atmosfera e improvvise sfuriate, testi molto evocativi. Un disco che ha qualche momento un po’ confuso, ma che offre al contempo numerosi spunti interessanti.

(René Urkus) Voto: 7/10