(Silver Lining Music) Ci ha messo un po’, il signor Byford, a pubblicare un album da solista (non credo possiamo considerare tale “Hybrid” degli Scintilla Project); direi 43 anni dalla fondazione dei Saxon, se contiamo anche i Son of a Bitch! Non possiamo certo dire che “School of hard Knocks” valga quasi mezzo secolo di attesa, ma si tratta certamente di un disco vivo, convincente e felicemente variegato: ben superiore, direi, alle ultime cose dei Saxon, e con la netta impressione che Biff abbia voluto metterci dentro le sue passioni (fra le altre cose, il West Yorkshire, il Medioevo e un paio delle sue band preferite) senza voler per forza farlo suonare come la band che lo ha reso immortale. Avvolgente l’hard rock positivo di “Welcome to the Show”, brano con un giro portante larger than life; ruggente, in piena linea con i Saxon più rockettari la titletrack. Oscura e ritmata “Worlds collide”, mentre “Scarborough Fair”, originariamente di Simon & Garfunkel, ha quel tocco folk così caratteristico della tradizione rock inglese. Nel disco c’è anche un po’ di sana ignoranza metallica (ad esempio con “Pedal to the Metal”), ma c’è anche una fantastica cover di “Throw down the Sword” dei Wishbone Ash, brano seminale del 1972 da cui, a mio parere, deriva tutto l’epic metal del globo. Con “Me and you” Biff ci regala una morbida ballad con un assolo finale di sax, rock di ampio respiro con “Black and White”, brano con cui il disco si chiude sui toni con cui era iniziato. Direi che l’unica canzone che non mi ha convinto è “The Pit and the Pendulum”, con cui Biff si lancia in territori vagamente prog: per il resto, una grande prova da parte di una grande voce, che va per i 70 (!) ma resta in pista con tenacia.

(René Urkus) Voto: 8/10