(autoproduzione) Bohnet suona tutti gli strumenti e canta, per arrivare a una sorta di melodic metal con spunti speed, thrash e alternative e nu metal, il tutto ricco di momenti melodici. Il bassista dei Nuclear Oath si cimenta da solo in questo album dai toni tendenzialmente cupi e con momenti appassionati, ospitando diversi cantanti a supporto nelle quattordici canzoni. Il risultato è quello di ampliare la varietà melodica. Proprio il cantato infatti offre più soluzioni, come il rap e momenti free style. Bohnet invece si lancia principalmente nello scream. Il titolo dell’album indica anche il concept che lo sostiene, cioè la musica come una forma terapeutica. “My Liberation” ha un refrain ipnotico e il cantato di Kelson James in rap. La canzone ha un pathos distintivo ed è tra le più riuscite. “Homeward Bone” vede il contrasto tra scream e voce femminile, di Micah Kutzley. “Coverd in Stone” mette del brio, grazie a un riff contaminato dall’hardcore, e un’andatura che accelera le modalità di esecuzione degli In Flames. Niente male anche la canzone “The Infinite Struggle”, con cantato in rap mischiato a inserti vocali, urlati e la melodia generale pompa un groove insinuante e l’arrangiamento totale è al di sopra della media. Nell’ora di musica di “Therapeutic Destruction” si sentono una varietà di cose, ma nel complesso tutto poggia su un melodic metal al quale Bohnet, secondo l’opinione personale di chi scrive, ha messo troppo. Decurtando qualche brano Bohnet avrebbe almeno evitato di allungare il brodo. L’ascoltatore è di fronte a un album prolisso, prodotto con qualche squilibrio sonoro, perché ci sono canzoni nelle quali alcuni strumenti emergono e altri no, altre nelle quali i suoni sono impastati. Un lavoro strettamente personale, nella musica e nei testi, ricco ma certamente migliorabile nelle intenzioni. Almeno per quelle future.

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(Alberto Vitale) Voto: 6,5/10