copborealis(AFM) Onestamente, il terzo album dei canadesi Borealis non ha suscitato in me nessuna particolare emozione. Va bene che il mercato non fa altro che riciclarsi, va bene che ormai determinati generi hanno detto tutto o quasi, va bene tutto quello che volete: ma ci sono cloni degli Iron Maiden che nel 2015 riescono ancora a darmi un brivido, e ragazzini che ancora credono in quello che hanno fatto i Rhapsody of Fire venti anni fa, e creano ancora concept fantasy che hanno valore. Ecco, i Borealis sembrano non credere in quello che fanno: e il risultato, inevitabilmente, è freddo e distaccato, il che acuisce la sensazione di ‘già sentito’. “Past the Veil”, fra chitarre ribassate e tastieroni dal suono moderno, mi ricorda in tutto e per tutto gli Evergrey: e non a caso, mi sembra, i canadesi tornano da un tour con la band di Tom Englund. Possiamo allora apprezzare il cantato alla Jorn Lande di Matt Marinelli, che poteva essere l’arma in più del disco, ma il sound finisce per essere estremamente derivativo. Anche i brani, che sono dodici, seguono più o meno la stessa struttura e si attestano tutti attorno ai quattro minuti e qualcosa, come se i nostri avessero elaborato una sorta di ‘canzone standard’ e la suonassero con poche variazioni nel corso di tutto il platter. Se vogliamo salvare qualcosa (sarebbe disonesto tacere il buono di questo “Purgatory”), comincerei dalla grintosa “The Chosen One” e dal suo potente riff guida. Incalzano anche le keys di “Place of Darkness”, che si concede pure un break di archi, e suona ok anche l’accorata power ballad in crescendo “Rest my Child”. Ma non ho altro da segnalare, nel dark power di questa band che non mi ha convinto.

(René Urkus) Voto: 5,5/10