(Les Acteurs de L’Ombre Productions) Sempre imprevedibili gli svizzeri Borgne! Dall’anno del debutto, il 1998, in poi hanno alternato una produttività variegata nel tempo, visto che dopo quel primo lavoro passarono quasi 10 anni per il secondo, mentre gli ultimi lavori sono sempre stati intervallati da due o tre anni di attesa. Ma questo possente “Temps Morts” esce ad un solo anno dal precedente “Y” (recensione qui), rivelando un momento di particolare intensità creativa. Il nuovo album, tra le altre cose, torna anche in formato cassetta, come quasi tutti gli altri dischi… tranne “Y”, affermando un certo ideale di immagine di questa idea capitanata da Bornyhake (Manii, My Death Belongs to You, Pure, Enoid, ecc) il quale si fa affiancare dalla fedele Lady Kaos alle tastiere, l’ospite Basstard al basso (ovvero Boris Masur ex Dynamite Abortion e ex Kakothanasy) e Onbra, ovvero G. dei Serpens Luminis (ex Tenebrae Aeternum) incaricato dei testi. La loro radice black industriale evolve, diventa più elettronica, più cupa, più tetra ed introspettiva, leggermente meno esasperata, decisamente più penetrante, teatrale, apocalittica ed avvolta da un decadente trionfalismo, anche se la massacrante drum machine non lascia respiro, tuonando con elettronico cinismo e forsennata precisione. Subito pulsante l’elettronica della opener “To Cut The Flesh And Feel Nothing But Stillness”, brano che inietta dissonanze industriali, pur rimanendo drammatico e mai veloce. L’ottima “The Swords Of The Headless Angels” offre violenza a velocità più sostenuta e, grazie alle tastiere, ricorda un po’ lo stile dei The Monolith Deathcult, molto black metal elettronico con divagazioni sia sinfoniche che rituali su “L’Écho De Mon Mal”, mentre è tortuoso il bellissimo percorso seguito dalla inquietante “Near The Bottomless Precipice I Stand”. Surreale, eterea e molto atmosferica “I Drown My Eyes Into The Broken Mirror”, cinica ma molto melodica “Vers Des Horizons Aux Teintes Ardentes”, mentre “Where The Crown Is Hidden” è ricca di teorie corali annegate in un assalto tremendamente minaccioso. Intenso mix tra black elettronico ed dark metal estremo, con spunti riconducibili ad un incrocio tra Rammstein e Septicflesh su “Even If The Devil Sings Into My Ears Again”, prima della lunghissima e conclusiva “Everything Is Blurry Now”, un brano dominato da atmosfere lugubri, suoni digitali, venti sidearali e dissonanze misteriose. “Temps Morts” si rivela come sempre impegnativo, anche se più diretto, fruibile e stimolante. I Borgne confermano la loro infinita fantasia creativa dimostrandosi ancora una volta feroci e suggestivi, violenti ed atmosferici: un punto di unione tra terra e cosmo, tra gli inferi ed un universo gelido e senza confini.

(Luca Zakk) Voto: 9/10