(autoproduzione) Sei pezzi e poco meno di mezz’ora per andare a briglie sciolte, con sincerità e forse senza guardare troppo agli arrangiamenti. Un modo di presentarsi comunque efficace, in quanto la band mostra la la capacità di frazionare i pezzi per esprimere dei ricami abbastanza piacevoli, esaltando certe melodie in risalto nei pezzi. Perfino dei fuori tema riescono piacevoli, come “Spooks”, brano che volge all’heavy-thrash con almeno una sua metà rivolta all’hard rock. Tuttavia la sua evoluzione appare poi sconclusionata, per quanto divertente da ascoltare. La voglia dei Brutal Cancan di andare a fare controtempi è forte, non abusata ma inopportuna in certi momenti. Viene comunque difficile dare un giudizio netto su “Polemos”. Qualità pari a quella di un demo ben architettato, in cui emergono i sette minuti della title track, brano francamente suggestivo. Qualche sforbiciata qua e là e risulta davvero interessante anche per un doom di fondo, sempre controbilanciato da heavy e una sorta di black metal. Più idee, intenti, tradotti in un insieme di stile che per quanto amatoriale, la registrazione, riesce ad essere uniforme e facendo in modo che la band appaia con un’identità più o meno distinguibile. Il genere non è completamente centrato nell’album, visto anche il thrash metal e le impennate death metal. Apprezzabile la voce aspra, raschiata e bruciata, meno quella clean che accompagna.

(Alberto Vitale) Voto: 6,5/10