copburnafterm16(Nuvi Records) A seguito di una riflessione su un tema conduttore per un album, i Burn After Me hanno scelto quello della “Divina Commedia”. L’origine della scelta arriva dal fatto che la band era intenzionata a descrivere l’uomo e le proprie azioni. Creare un concept in funzione dell’opera di Dante Alighieri, offre innegabilmente una vasta portata degli aspetti dell’umanità. La band ha strutturato ritmiche differenti per ogni ‘regno’ dei tre. Tappeti ritmici in sedicesimi, ottavi e via dicendo per creare una tensione emotiva ben differente per ogni momento della narrazione in seno alla musica che si sviluppa in tutto l’arco dell’album. Un filo ritmico e strutturale che si distacca anche dai precedenti della band, il sound infatti al di là dell’aspetto concettuale della musica, sembra volersi scollare di dosso l’ombra del metalcore o delle tipiche cadenze melodic death metal, per votarsi a un groove più eccentuato, una limatura intelligente del proprio lato progressive, un riffing sempre insistito e continuo, proprio come nel precedente “Ascent”, ma attraverso un’evoluzione e uno scorrere certamente rinnovati. Il fattore metal è preponderante in “Aeon” e scavalca i cliché e dettami del metal-deathcore. L’impatto iniziale dell’album è freddo, però l’ascolto ripetuto ha la capacità di eccentuare le sfumature, i ricami degli arrangiamenti. Questo è il dono migliore, ma forse è anche qualcosa che svela come la band abbia messo a repentaglio la melodia e l’intenzione di scrivere una canzone che sia tale anche se estrema e truce, solo per il fatto che la sua collocazione è nel ‘regno’ Inferno. I Burn After Me hanno creato un’atmosfera differente per ogni ‘regno’, ma si ha la sensazione che loro caschino in questa stantia e ottusa proposta dell’esecuzione che sacrifica la melodia e una struttura-canzone assimilabile, tanto in voga purtroppo nelle band emergenti, in nome di un puro esercizio di stile o di semplici cliché. Tuttavia questo non varrebbe per l’atto finale della storia di “Aeon”: “Beatrix”, “Empyrean” e in generale le parti inerenti al Paradiso, ma buoni esempi vi sono anche nel Purgatorio, le quali rappresentano il migliore sforzo compositivo, l’atto creativo più importante e suggestivo. È questo il punto in cui le canzoni si distinguono per molti aspetti e non solo tra loro, ma anche rispetto al resto dell’album. Diciamolo pure: tra Inferno e Paradiso c’è una grossa differenza, ovviamente! A questo punto viene da chiedersi perché non essere così espansivi, completi e melodicamente lineari anche per gli altri due ‘regni’. L’ascoltatore si pone delle domande a seguito di questa musica che per quanto se ne possa scrivere, è certamente la migliore realizzata dai Burn After Me. C’è da augurarsi che i prossimi lavori ripartano proprio da questa luce finale che si intravede alla fine del viaggio.

(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10