(ICM Records) Ci si può solo inchinare dinnanzi ad un album come questo, dinnanzi ad una band come questa. Un gruppo al debutto discografico ma con una storia in un certo senso lunga, non solo per quanto riguarda la gestazione del disco, ma soprattutto per la grande esperienza dei musicisti, sia stabilmente in line up che ospiti. A capo di questa idea Vittorio Ballerio e Fabio Troiani degli Adramelch, band superlativa scioltasi ormai quasi un decennio fa. Con lor il bassista Marco Melloni, già di Pino Scotto, ed il giovane e talentuoso batterista Alessio Del Ben. “Caravaggio” inizia a prendere forma proprio all’indomani dell’ultimo disco degli Adramelch, con Fabio che cerca di andare molto oltre, mantenendo il rock ma spingendolo sempre più verso il prog, rendendo irregolare ed imprevedibile la struttura delle canzoni, lasciandosi andare verso tempi dispari i quali scorrono, supportano la melodia e creano un flusso sonoro che coinvolge e, a tratti, ipnotizza. A tutto questo si aggiunge un ventaglio etnico senza confini: fisarmoniche, mandolini, nacchere, flauti, verso un etno-jazz che sconfina in Sudamerica, in Grecia, nelle terre iberiche e nordafricane, supportato da una gamma di ospiti di alto livello, come i vocalist Courtney Swain (dei Bent Knee), Guido Block e Simona Aileen, i musicisti (pianisti, flautisti, fisarmonicisti, percussionisti) Antonio Zambrini, Nadio Marenco, Mauro Poeda, Massimo Mescia e Alex Sandro La Bua, oltre ad attori con voci narranti quali Erika Carretta. Un disco profondo, intenso: le prime registrazioni risalgono al 2018, ma fino ad oggi è stato percorso un viaggio di perfezionamento, di investimento, di ricerca… una ricerca che non si è limitata al suono ma anche all’immagine, visto che copertina e disegni dentro il booklet (uno per brano) sono del pittore Gianfranco Ferlazzo. I testi di Vittorio trovano l’evoluzione ed il perfezionamento della londinese Tracy Bell, collocando la band molto lontano dalla tipica band italiana (o comunque non madrelingua inglese) che canta con una lingua straniera grossolana, mal pronunciata con frasi da seconda elementare. Tutto questo immenso lavoro porta a quasi un’ora di magia assoluta: i vocalizzi di “Unlike Dolphins”, la potenza di “Before My Eyes”, con le sue fisarmoniche che si avvicinano ad una tango avant-garde, le linee di basso della pungente “Not On Me”, l’intimità in chiave etnica di “Guernica”, la teatralità ‘pink-floydiana’ di “Healing The Leaders”. E la follia di “Comfortable”, la divagazione di “Fix You” (cover dei Cold Play), la malinconia della conclusiva “Life Watching”, brano con una chitarra semplicemente infinita. Musica ricca, complessa, intensa, sicuramente per intenditori ma capace di scatenare emozioni anche nella mente dei meno attenti. Musica completa, avvolgente, musica semplicemente grandiosa.

(Luca Zakk) Voto: 10/10