copCarnenera(Sinusite Records) Droga. Allucinazione. Deviazione mentale. É questo il mondo ideale del sound dei Carnenera. “Listen under drug effect”, dovrebbe essere il titolo di questo omonimo disco. E se lo si ascolta senza l’effetto delle droghe, sarà l’album stesso una droga, una canalizzazione verso uno stato di alterazione, di sballo, di esaltazione della psiche. Animali. Oggetti. Personaggi. Evoluzioni e continuazioni di novelle classiche. Assurdità. Voluttuosa degradazione mentale. L’opener apre con i versi del titolo. “Tilikum”. L’orca assassina. Quella vera. E lo scenario dipinto dai Carnenera descrive la cattura, la vita spericolata in cattività e forse i sogni di libertà. Deviata “William Blake”. Raggiunge il doom. Sfiora l’ambient. E diffonde atmosfera. Inquietante. “La Marcia Dei Triceratopi” è puro genio messo in musica. Quale musica? Forse la cadenza doom. Forse gli arpeggi angoscianti. Oppure quell’abuso della fonetica (a cura della guest Dalila Kayròs) che scollega il senso, demolisce la coscienza, e trasforma la canzone in metallo lento e malefico. “Duello” mi ricorda i Guerrra e pure i Robotmonkeyarm. Sembra un duello con scherma. E’ forse un duello con armi da fuoco. Rimane comunque l’ansia del colpo finale, del fendente mortale, della immediata fine, troppo immediata, ma avidamente desiderata. Altre mille leghe sotto i mari con “Twenty-One Thousand Leagues”. Inizio liquido, che si sviluppa offrendo uno scenario per una chitarra emozionante, emozionata. Un inizio liquido che si estende lungo tutto il pezzo, l’acqua e il profondo sono la base, sono la ritmica, sono l’essenza. Sono tutto. Doom jazz su “Nine And Then Some”, noise-melodic-doom su “William Wallace”. Psycho-Jazz-Sludge su “Tre Gatti”. Ambient-Jazz sulla conclusiva “Self-Harm”. Un album avvincente. Musica letterata per ascoltatori eruditi. Musica semplificata per ascoltatori qualunque. Qualsiasi sia il livello di percezione, i Carnenera hanno saputo creare un layer di accoglienza che appaga. Non importa se questo album viene consumato (non ascoltato) guidando l’automobile e chiacchierando con il passeggero, o in cuffia dedicando la meritata e necessaria attenzione. Non importa se lo consuma il maestro d’orchestra o il ragazzino musicalmente ignorante. “Carnenera” è costruito a livelli sovrapposti. Il primo è quello sempre accessibile, ma il superamento di ciascun livello offre la chiave, l’accesso a quello successivo. Una mano invisibile che accompagna -dolcemente- verso ignoti inferi sonori che il trio milanese scava con incessante frenesia, costruendo un mondo nuovo, nascosto, immerso, sommerso, sepolto. Un mondo di ignota ubicazione che rapisce. Offre un biglietto di sola andata. Ritorno impossibile, ritorno non concepibile.

(Luca Zakk) Voto: 9/10