copchurchofdisgust(Memento Mori) Dustin James (voce e chitarra) e Joshua Bokemeyer (batteria) sbucano dal Texas con il debut album “Unworldly Summoning”. I due deathers sprigionano un sound virulento, aggressivo, appestato di morte. Dustin canta come se provenisse dall’oltretomba, mentre il resto degli strumenti hanno una chiarezza maggiore nel comunicare ciò che suonano, pur risultando ruvidi. Il tipico death metal privo di compromessi, di vecchio stampo e infognato totalmente nelle sonorità a stelle e strisce del genere. Piacevoli, ma non sempre, i tipici rallentamenti quasi doom disseminati nell’album, cioè quelle pause piene di pathos o sofferenza che possa essere, le quali seguono e precedono cavalcate tempestose e roboanti. Joshua è un picchiatore fenomenale. Il suo tocco è di forza ma è in buona simbiosi con le idee del suo compagno di ventura. Alcuni riff di apertura ai pezzi o incastrati in alcuni passaggi sono davvero accattivanti, ma quell’essere tenebrosi dei due texani in alcuni casi appare poco sincero, cioè di maniera, oltre che incerto. Insomma, non mancano passaggi a vuoto, dove il cantato è un funereo lamento gratuito e poco convinto, oppure la chitarra si torce su riff cadenzati e sofferenti che frenano la spinta irruenta della band, così alcune parti che risultano stagnanti. Questo accade per tre motivi. Il primo è il doveroso rispetto ai cliché del genere, cioè apparire spaventosi e mostruosi. Interpretare questo atteggiamento per tutti gli oltre 30′ credo non sia stato facile per i COD. Il secondo è la scelta delle tematiche nei testi, legate a Brian Keene e Lovecraft, per le quali è necessario creare le giuste trame sonore a cotanto horror, ma questo vuole anche dire essere vincolati a dei concetti per i quali forse le idee non abbondavano o non sempre erano reciproci. Il terzo e forse più concreto motivo, è la fisiologica serie di incertezze che possono capitare negli esordi.

(Alberto Vitale) Voto: 6/10