copsahkoshokkiilta(Ektro) Non sapevo se scrivere qualcosa relativamente a questa pubblicazione della Ektro, una label che reputo strana, assurda, ma sicuramente geniale. Tuttavia credo che il loro impegno nel pubblicare materiale come questo meriti attenzione, specie da parte di persone come me e molti di voi, che sanno vedere oltre, sentire oltre, percepire oltre. Un solo avvertimento: non c’è nulla che abbia a che fare con il rock o il metal, ma se nella vostra vita esiste uno spazio permanentemente dedicato a bands quali gli Hawkwind, e di questa band amate ogni singolo suono, e permettetemi di sottolineare la parola suono, allora forse vale la pensa leggere quanto segue. Vale la pena capire che cos’è questa “notte dell’elettroshock” (traduzione del titolo, ndr), e la storia che nasconde.
Finlandia, 1968. Non so come funzionava all’epoca in quel paese, ma il mondo assumeva acidi e suonava roba psichedelica. Pertanto ciò che esce da queste ventisette tracce (un’ora ed un quarto di NON-musica) è frutto di genio oppure di sballo estremo. Oppure di entrambi. L’artista  Eino Ruutsalo fece uno spettacolo chiamato “Valo Ja Liike” (“Luce e Movimento”, ndr) all’Amos Anderson Museum di Helsinki. Dal 7 al 14 Febbraio 1968. Come parte dello spettacolo Ruutsalo ha messo insieme una serata di performances con musica elettronica, una “macchina delle poesie”, e varie luci ed immagini tutte legate ad un suo cortometraggio sperimentale. L’attrazione principale della sera del 9 Febbraio era appunto questo “Sähkö-shokki-ilta”, dove c’era un sintetizzatore progettato e costruito da Erkki Kurenniemi per il dipartimento di musicologia dell’università della città. Questa macchina si chiamava ”Sähkö-ääni-kone” (macchina per suoni elettrici, ndr) ed fu usata per modulare  delle voci che recitavano poesie in tempo reale. Il compositore e musicista Otto Donner fu il regista della serata. Lo spettacolo purtroppo non fu registrato, vennero solamente scattate delle foto, pertanto questa pubblicazione delle Ektro altro non è che un nastro con degli effetti delay, un nastro registrato nelle prove del giorno prima dell’effettivo spettacolo. Si sentono i poeti Kalevi Seilonen e Claes Andersson che provano le loro onomatopee ed i loro versi metafisici, mentre Kurenniemi processa i suoni secondo le istruzioni date da Donner. Si sentono pure le voci di Ruutsalo e di Meri Vennamo, la fidanzata di Kurenniemi dell’epoca. Anni dopo Ruutsalo ha descritto la macchina delle poesie come segue: “Le frasi recitate vengono fatte a pezzi, la ritmica della parole alterata, e le parole pronunciate vengono annullate verso il silenzio. La macchina offre al lettore diversi tipi di eco. Usando queste modulazioni il materiale sorgente per la macchina può essere un borbottio, un chiacchierio, un urlo, ma anche delle parole.”. Il titolo dell’opera deriva dal fatto che Andersson aveva un lavoro come in un ospedale psichiatrico, dove la terapia dell’elettroshock era normale, anche se lui stesso cercava di opporsi alla sua applicazione. Il valore artistico di questa registrazione è immenso, considerato l’anno. Si sentono suoni assurdi per l’epoca, e sono chiari gli albori di approcci artistici e sonori che poi hanno fatto storia nel rock psichedelico. A livello di ascolto, questa pubblicazione è lontana dalla musica. Anzi, non è proprio musica. Sono suoni. Semplicemente suoni e distorsione degli stessi. Parole in finlandese e svedese che vengono torturate e condannate a effetti che le rendono dissonanti o che le disperdono nell’atmosfera. Riascoltare questa registrazione oggi, riporta alla mente esattamente il concetto originale: il background sonoro ad una esperienza visuale ai confini della mente umana. Impressionante!

(Luca Zakk) Voto: s.v.