(Candlelight Records) Affermo, in tutta onestà, che non conoscevo I Cold In Berlin. Vengo a conoscenza della band solo perché questo loro nuovo album è giunto a me per conto della Candlelight, etichetta britannica principalmente devota al metal, come molti di voi sapranno. La band proviene dai sobborghi di Londra, il precedente album è del 2010 e si intitola “Give Me Walls” e ha donato in patria l’attenzione e i complimenti di diverse riviste musicali specializzate. My e i suoi tre colleghi mischiano il goth rock, il dark, il punk e qualcosa del doom o comunque di sabbathiana memoria. Ne esce fuori un sound che sembra piombato qui tra noi dai primi anni ’80. La My è la sacerdotessa del rituale esposto in “And Yet” dalla voce tonica e accattivante per il suo cantato accorato. Il resto della band si evolve tra tematiche oscure, nere, maledette, tristi, malinconiche, struggenti…C’è davvero quel senso dark che serpeggia ovunque. In “The Witch” i Cold In Berlin potrebbero anche essere i Bauhaus o i Christian Death, ma suonati ai giorni nostri, mentre “Whisper” riporta alla memoria i Cure, ma attraverso una chiave personalizzata. “Brick by Brick” racchiude in se il ricordo dei primi amplessi tra il punk e il dark, qualcosa di simile accade anche in “John”, ma le tinte qui sono più infernali. Il tocco, esile, alla Black Sabbath lo si nota in “…and the Darkness Bangs”, mentre “The Visionary” è dell’occult rock indebitato con i Black Widow. “Love Is Shame” da l’idea che la My voglia giocare a fare la PJ Harvey e “And Yet” chiude come un sabba, dai colori grigi per via di una distorsione della chitarra granitica ma vivace. Per quanto le idee prodotte dai Cold In Berlin siano derivate da un sound di alcuni decenni fa, queste non lo ripetono ottusamente bensì lo ripropongono attraverso un personale e drammatico impulso. “And Yet” è una notte improvvisa, priva di stelle e con la luna pallida e tremula che fa capolino attraverso gli squarci offerti da nuvole nere.

(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10