(Autoproduz./Domino Media Ag.) I Cosmonauts Day provengono dalla Russia e “Paths of the Restless” è stato pubblicato in versione limitata a novembre dello scorso anno. Ora viene riproposto questo piccolo grimorio di pezzi strumentali, dalle tinte post-metal/rock ma dal carattere atmospheric. Insomma, c’è un bell’insieme di chitarre distorte, ma che di sovente evolvono melodie agrodolci, sognanti, ma anche da incubo. Il tutto configura l’ipotetica colonna sonora per stati mentali e umori dell’anima. Il massimo del risultato è la conclusiva “The Last Watchman”, vera escursione in territori fiabeschi ed epici. Con due chitarre, un basso e una batteria, i Cosmonauts Day assemblano dei brani stuzzicanti, dei quali alcuni superano i sette o gli otto minuti, come “Cave of Trees” e “The Captain”, spietate e dure, ma sempre con momenti di sofferte melodie o invasi psichedelici che si creano nel pezzo (soprattutto il primo dei due), o addirittura i dieci minuti di “The Great Disease”, perla nera e di metallo che cavalca sentimenti e tante evoluzioni, quasi progressive. Esistono poi piccoli paradisi: “Blackout”, con incipit alla Pink Floyd che pian piano vien divorato da una dilatazione distorta che non lascia più spazio ad altro, oppure la malinconica e severa “The Art of Being Nothing”. Se da una parte l’essere un lavoro totalmente strumentale, basato su una melodia portante e tre o quattro variazioni nella struttura del pezzo, implica un impegno nell’ascolto, dall’altra è pur vero che le illuminanti melodie e i continui intrecci delle chitarre, permettono all’ascoltatore di fare proprio l’album già al secondo ascolto. Musica che tocca l’anima, durezza controllata e continue variazioni nelle tematiche rendono “Paths of the Restless” un’opera ben riuscita. Ultima nota a Elena Snegotskaya, autrice di una graziosa e degna copertina a corredo di queste note dei Cosmonauts Day.

(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10