(Century Media Records) Sembra sia una partnership efficace quella tra Lord Ahriman e Heljarmadr, il vocalist dei Grá, entrato in formazione nel 2016 in occasione del precedente album, “Where Shadows Forever Reign” (recensione qui), visto che da questo nuovo capitolo ha preso il controllo di tutta la composizione dei testi per la storica band svedese. Ma l’individuale capacità compositiva di ciascuno dei due artisti è diventata ora molto compatta, coesa, in qualche modo scatenata… come se l’uno alimentasse le fiamme infernali dell’altro; e in queste nuove nove tracce è evidente una crescita stilistica che innalza il livello strutturale dei brani, intensificando gli arrangiamenti e regalando una efficacia tutt’altro che prevedibile. Poderosa e dannatamente incalzante “Nightfall”, un pezzo che per mio gusto personale affianca la favolosa “666 Voices Inside” da “Attera Totus Sanctus”. Belli i ricami melodici, la profonda oscurità e le sporadiche spoken vocals di ”Let The Devil In”, potente “When Our Vengeance Is Done”, brano con linee di basso incisive. Possente e crudele la vampiresca “Nosferatu”, traccia granitica, ricca di potere narrativo, con un refrain irresistibile. Suggestiva e sferzata da una tetra decadenza “When I’m Gone”, capolavoro melodico dominato da mid tempo colossale sempre arricchito da senso drammaticamente malinconico. Incisiva “Beyond The Grave”, travolgente “A Beast To Praise”, un altro dei vari brani capaci di un refrain esplosivo al quale è impossibile resistere. Contorta ed imprevedibile la costruzione di ”Leviathan”, prima della title track lasciata in chiusura: la celebrazione dell’abisso, dell’anticristo; la morte dell’agnello ed il conseguente banchetto con le sue carni ed il suo spirito… ‘Attraverso le porte dell’Inferno marciamo con tutte le forze demoniache al nostro fianco. Noi siamo l’Apocalisse’. Un album compatto, efficace, con un grandioso legame tra testi, melodie vocali e riff, con questi ultimi due capaci di intrecciarsi vorticosamente dando vita brani con una resa poderosa; i suoni più nitidi e taglienti, rispetto al precedente lavoro, una cura maniacale che tuttavia non toglie al black metal di Ahriman quel suo tipico senso violento e carnale. Ma loro restano i Dark Funeral: oscuri, trionfanti nella malvagità, profondamente devoti alle tenebre.

(Luca Zakk) Voto: 9,5/10