(Elevate Records) Spiros Rizos, chitarrista e con trascorsi nei Evil King e Sinner Guard, si è dato da fare per formare questa band, con la quale ha voluto seguire la direzione del power metal quanto dell’heavy e occasionalmente speed metal. Una direzione che per quanto riprenda fisiologicamente schemi classici, nella sua forma finale è l’espressione di un comporre contemporaneo. I greci vedono Walter Osedin al microfono e la sua vocalità è importante e lo porta a un’interpretazione dei pezzi notevole quanto interessante. Alcune canzoni di “God Of Harvest” suonano in una maniera elegante, soprattutto quelle dal passo docile. Si contraddistinguono anche per l’ingresso di assoli con un certo feeling e comunque da lla fattura ben studiata ed eseguita. Altri pezzi però risultano un po’ piatti e ciò è dovuto a qualche andatura forse prevedibile. Nel primo ed anche nel secondo caso però si ha la netta sensazione che i musicisti greci abbiano stoffa. Le canzoni di “God Of Harvest”, come già scritto, spaziano tra l’heavy metal e il power metal con cenni prog e non manca dunque il tocco della contemporaneità, come per “The Girl Who Loves Me” che manifesta addirittura un qualcosa di hard rock oppure “Sands Of Time” che è un metal che supera lo schema power o heavy e ricorda i Queensrÿche più ispirati. Lodevoli “Winter’s Night”, “Fear Of Lose”, “Inner Fire”, “1000 Miles” sono buone canzoni e segnano momenti molto interessanti. Con Spiros alle chitarre e Aristofanis Tzaerlis al basso, il quartetto si presenta in una maniera tutto sommato promettente in fatto di scrittura dei pezzi e con un corredo tecnico affatto trascurabile.

(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10