(Archaic Sound) Se sei fondatore e spesso e volentieri sei pure l’unico membro di una ventina di gruppi, la domanda principale da farsi è: “che aspetto della musica estrema voglio mostrare con questo gruppo?” Detto fatto, i Domenag sono la parte doom rituale a tinte black del signor Rudolfsson. E ci andiamo pure stretti con le definizioni, visto che nell’album sono contenuti alche molti spunti black ‘n’ roll che col doom hanno in comune solo gli anni ’70. La produzione è affidata quasi esclusivamente ai cori ed alla voce, relegando la seppur furiosa controparte ritmica in sottofondo. L’atmosfera che si respira risente molto della tradizione scandinava radicata nella natura e nelle leggende e questo va ad influire pesantemente nel suono, cambiando di fatto le carte in tavola e lasciando poco o nulla del doom che si respira a questo punto solo nei primissimi momenti dell’album. Il disco è oscuro e potente ma nello stesso tempo tribale e primordiale, complice il cantato in lingua madre e la voce druidica del cantante. Un disco atavico, passionale e molto incisivo, per una mente poliedrica e iperproduttiva, ma che non lesina qualità. Mai.

(Enrico Burzum Pauletto) Voto: 8,5/10