(Nuclear War Now! Productions) Il secondo album dei polacchi Doombringer va oltre, con un sound ed una struttura compositiva che si perfeziona, si intensifica, uscendo dai meandri delle segrete più umide per invadere più raffinate sale di tortura, lugubri cimiteri illuminati dal pallore lunare e luoghi di culto estremo nei quali c’è un predominio di streghe e relativi sabba. Un suond più cinico, più preciso, più ricco di melodia ma sempre estremo, costantemente in quell’assurdo limbo tra doom putrefatto e death/death metal granitico, esattamente come suggeriva il debutto “The Grand Sabbath” ormai risalente a cinque anni fa (recensione qui). Tagliente e sfrenata “Into the Woodlands”. Intensità e pesantezza e ricche di inquietanti scenari che si avvicendano con tetra esaltazione sull’ottima “Agenda del Aquelarre”. Doom malato e crudele, con evocative divagazioni teatrali ed epiche su “Sworn to Malice”, marziale e malata “Samhain Melancholia”, quasi nei territori del death/thrash ancestrale con “Stupor Infernal” anche se l’intermezzo cambia direzione, diventa teatro degli orrori, rappresentazione di demoniache presenze. Old-school ma cosmicamente pesante “Briceia Chants the Spells”. Provocante e seducente “Unnatural Acts of Flying” la quale funge da introduzione per la conclusiva title track la quale riassume i Doombringer di oggi: pesanti, liturgici, estremi, efferati, sanguinari e crudelmente impegnati nella diffusione del male e di qualsivoglia rituale concepito per la sua evocazione.

(Luca Zakk) Voto: 7,5/10