(Armageddon Label) I Dropdead sono di Providence, Rhode Island, la città del Solitario cioè lo scrittore Howard P. Lovecraft. Si formano al principo degli anni ’90 all’interno della scena punk e la loro caratteristica principale che da subito emerge nell’affrontare il loro sound è la velocità dell’esecuzione. Un’irruenza e una smodata forza di marcia che ha spinto molti pezzi dei Dropdead verso il crust, il grindcore, oltre amodelli combacianti con il htrash metla più ruvido. I Dropdead hanno inciso solo tre album, il terzo omonimo proprio quest’anno (QUI recensito) ma tantissimi split, qualche EP, singoli, live e così via. Il primo album è del 1993 e si intitola “落とす死”, anche se spesso è indicato come “Dropdead 1993”, mentre il secondo è chiamato “Dropdead 1998”. Come già scritto, quest’ultimo album del 2020 è anch’esso un “Dropdead”!

“落とす死” viene ristampato con una buona opera di rimasterizzazione. “L’album” possiede delle chitarre un po’ ‘fuzz’ nella distorsione e i pezzi soffrono di accelerazioni improvvise che spostano l’asse di stile verso il crust-grind. Le andature svelte e battenti un po’ Discharge nella loro dinamica e con riff possenti delle chitarre determinano un hardcore di stampo metal. Va evidenziato che la band statunitense avendo all’attivo split con alcune band svedesi, ha espresso all’occorrenza le influenze di questa corrente punk. Sono comunque discorsi che lasciano il tempo che trovano perché 34 pezzi in 23’45” possono avere una matrice comune, tuttavia il loro fluire è una bastarda, esasperata e furiosa espressione dove tutto è saturo. Non solo le chitarre, anche il basso infaticabile, la batteria ottusa e martellante e la stridula e irrequieta voce (urlo) di Bon Otis.

“Dropdead 1998” è uscito per Armageddon Label, come l’ultimo album, etichetta della stessa città dei Dropdead e che una volta si chiamava Crust Records. Di pezzi ne esibisce solo 18 ma in 17’28”. La ristampa è avvenuta con un ulteriore processo di ri-missaggio ad opera di Kurt Ballou, mentre la rimasterizzazione è di Brad Boatright. In questo secondo album i Dropdead sono molto più estremi, anche se c’è l’impressione che questa registrazione abbia avuto i livelli più alti rispetto a quelli del primo album. Ne fa un po’ le spese il basso e probabilmente anche la batteria. Tuttavia, come già indicato, i Dropdead qui vanno molto più veloce e si può parlare di hardcore veemente che dissipa la radice Discharge e tributa quella di Amebix e Anti Cimex e di chissà quali altri abomini che arroventano il tutto.

(Alberto Vitale) Voto: 8,5/10