copdulvitund(Dissociated Records) Divagazioni elettroniche oscure dalla fredda Islanda. Dulvitund è il progetto di una sola mente, quella di Þórir Óskar Björnsson il quale arriva al suo secondo lavoro, alla seconda manifestazione di decadenza, oscurità, depressione e contrasto interiore. Un EP… su cassetta. Tre tracce. Mezz’ora di suoni: Batteria minimalista, effetti, synth, atmosfere infinite, immense, quasi spaziali, ma anche rassegnate, dolorose e totalmente senza speranza. Qui il metallo non c’entra. Niente chitarre. Nessuno canta. Nessun riff. Non servono. Il nulla non ha bisogno di ritmiche elaborate o refrain da cantare. Però “Huldar Slóðir” offre molta oscurità e quella discesa irrefrenabile verso l’oblio, la morte, gli inferi, il nulla è lacerante, più presente e più tangibile che mai, quasi viva, quasi carnale, una presenza inquietante ma invisibile, assolutamente spietata, disumanamente crudele. Ai confini tra noise ed ethnic atmosphere con la opener “Minningar Um Þjáningar”. Il “ritmo” arriva dopo metà brano, dove si manifesta una vaga inutile speranza, un barlume di luce che non tarda a spegnersi, dileguarsi, morire. Stupenda “Huldar Slóðir”: un brano di quasi tredici minuti, dove l’elettronica diretta è circondata da suoni sensuali e melodie eteree, impalpabili, sfuggenti; un brano che vuole la mente, nel quale la mente esige abbandonarsi, perdersi… per sempre. In chiusura “Kvöl”, l’esaltazione dell’inquietudine, esaltazione delle tenebre e di tutto quello che esse confondono, celano, nascondono. Oscurità travolgente. Oscurità scolpita nei suoni, elevata a opera d’arte capace di stimolare emozioni, sentimenti e profonde riflessioni: il tutto in assenza di luce, in uno scenario gelido. Il regno della solitudine.

(Luca Zakk) Voto: 8,5/10