(Metal East Records) In un futuro non tanto lontano, il genere umano è affiancato da androidi senzienti prodotti dalla CO.RO.SYS. Ma come in tutte le relazioni sociali, qualcosa più andare storto… tanto che questo album cattura momenti e situazioni contorte, non tanto seguendo una storia come in un concept tradizionale, piuttosto scattando fotografie di questo mondo, quello che ci sarà tra cinquanta anni e nei decenni successivi, pertanto restando sull’idea del precedente “Watch Your 6” (recensione qui), altro album che tratta un unico argomento senza però la sequenza di una storia scandita dai brani. In questo nuovo lavoro la band si ispirata a cinema e letteratura, prendendo spunto da Matrix, da Terminator, da Fight Club, da Metropolis, dai libri di Asimov fino ad arrivare a canzoni note, come ‘Roxanne’ dei Police. Ecco dunque che si snocciolano fatti e punti di vita: la cameriera robot che si pone domande sulla sua esistenza, sulla sua vita, chiedendosi perché la sua mancanza di libertà non sia fonte di tristezza; poi ci sono le attività criminali che organizzano combattimenti clandestini mortali con gli androidi, dopo esser riusciti a disattivarne il sistema inibitore di violenza con il quale vengono prodotti. Si passa poi agli androidi concepiti come partner sessuali che possono subire ogni sorta di violenza o umiliazione, fino alla principale fabbrica di questi esseri, dove i vecchi modelli vengono disattivati dopo la rimozione della loro carne sintetica la quale viene naturalmente riciclata per costruire delle nuove unità; ovviamente non manca nemmeno il tanto prevedibile quanto impossibile amore provato da un umano nei confronti di una di queste macchine, oppure le vicende degli androidi costruiti intenzionalmente per scopi militari. Tutto questo con dentro un heavy metal moderno, alternativo, aggressivo, con spunti nu-metal, idee metalcore, evoluzioni melodiche, un forte incalzare di elettronica ed una dose di assoli di chitarra di altissimo livello tecnico e qualitativo, tanto da elevare la band anche negli ambiti del prog, cosa poi confermata anche da aggiunte ed arrangiamenti geniali, come il sassofono presente nell’ottima “Market Street”. Groove/nu con sfoghi sinfonici su “The Hatred Confession”, intense le linee vocali variegate di “Legal Slaves”, impulsiva, grintosa e trascinante “£1ONH€4RT_B4$T4RD”, tetra e deliziosamente decadente la conclusiva “Erotic Infusion”. Basato su un racconto scritto dal vocalist Benoit Guillot, il nuovo album è un altro piccolo capolavoro della band francese, la quale fin dal debutto è stata in grado di sorprendere con una impostazione diversa, idee innovative sia per la combinazione sonora che per la scelta delle tematiche da narrare.

(Luca Zakk) Voto: 9/10