(Ektro) Dutch Futurismo è una entità strana. Quasi ai confini della musica, e decisamente lontana dal genere per il quale queste pagine esistono. Ma l’oscurità e la decadenza dimostrati sono più profondi di quelli di moltissime band esplicitamente appartenenti ai generi estremi. Improvvisazione e teatralità: la sintesi dello scenario di questo progetto capitanato dagli artisti ungheresi Éva Polgár e Sándor Vály. C’è musica, c’è ritmo, c’è ambientazione. E ci sono testi, poesie (ispirate al Dadaismo, ma che a me ricordano le poesie di alcuni brani strani degli Hawkwind), espressioni decadenti del genere umano incastrate in un sound tribale, a volte elettronico ed industriale, sfociando sull’etnico e pure su concetti avant-garde. Testi sempre esposti in forma deviata da una voce femminile, a volte scoordinata spesso fuori luogo, ma sempre estremamente perversa. Registrato in presa diretta, con un solo microfono, usando strumenti non convenzionali letteralmente recuperati da materiali di scarto, “Festival of Misfits” è un ascolto strano. Quasi politico, decisamente dissacrante. Spesso irriverente. Infinitamente assurdo. Costantemente surreale. Serve solo lasciarsi andare. Il piacere c’è, è li, basta lasciarlo fiorire.

(Luca Zakk) Voto: 8/10