(autoprodotto / Petrichor Records) Debuttano questi schizoidi canadesi… un trio composto da brillanti menti contorte che non sanno dare una vera direzione alla propria musica, risultando tuttavia geniali e coinvolgenti. Tra psichedelia e metal core. Tra groove e death melodico, tra post metal e progressivo, tra sludge e death pungente. Incisiva e contorta “A Pale Wanderer”, piacevolmente aggressiva “Sepulchre”, brano con chitarre immense e linee di basso tanto grezze quanto esaltanti. Post metal senza confini con “Passage”, capolavoro eclettico con “Trost”, tenebre inquietanti anche in una direzione moderna su “Hiraeth“. Oscura ed introspettiva la meravigliosa title track, brano malinconico e ricco di divagazioni post metal, mentre tesse trame imprevedibili la conclusiva “Lion’s Blood”, canzone con un muro di riff tale che dal vivo risulterà incompatibile con qualsivoglia distanza sociale. Album sentimentale, in quanto dedicato al defunto bassista Brenden Gunn… ma anche un album tagliente, fantasioso ed infinitamente provocante! Una band geniale, astratta, emozionale, estrosa e maledettamente potente! Un disco che parla di storie vere, suonato con passione, ricco di musica, di arte, privo di divagazioni tecnologiche… un disco dannatamente vero!

(Luca Zakk) Voto: 8,5/10