copEmpire_Auriga(Moribund Records) C’è molto mistero attorno agli statunitensi Empire Auriga. Poco si sa dei tre artisti che compongono la band (i quali usano stage names destabilizzanti, ad esempio “90000065B”), e lunga è stata la gestazione -l’agonia- che ha portato a questo secondo lavoro, considerando che il primo risale al 2006. Il genere è molto difficile da classificare e l’ascolto genera uno stato di ansia esaltata da un’oscurità astrale, una solitudine cosmica, una depressione universale: dark ambient, componenti black metal, deviazioni industriali. Le otto tracce destabilizzano il concetto di musica e trasformano l’emissione sonora in emozione e sensazione, fondendo in un’unica dimensione suoni, rumori, musica, melodia e caos. “Prophetic Light” manifesta un orrore ancestrale, linee vocali perverse, paurose e soffuse generano altra ansia e crudele sofferenza, un senso claustrofobico che continuerà per tutta la dura dell’album. “Jubilee Warlord” sembra destare l’ascoltatore dopo un sonno quasi eterno, artificiale: il risveglio è freddo, oscuro… manca il suolo, manca il cielo, manca l’orientamento, manca un ambiente famigliare, un ambiente umano. E’ un ambiente ostile evidenziato dalle dissonanze di “Waste” e reso funereo e senza speranza da “Planetary Awakening”. La paura prende forma di un relitto emerso da un’era industriale remota con “The Foundation of All Human Fears”, mentre la conclusiva “The Last Passage of Azon Gru” sembra la testimonianza di una fine, di un inizio, un nuovo inizio, una nuova era, una nuova dimensione dell’umanità, ammesso si tratti ancora di “umanità”. Un ascolto complesso, profondo, lontano da regole musicali tipiche. Non certo per tutti, ma la descrizione di una umanità debole e minuscola diventa, in questo lavoro, un concetto forte e gigantesco. Una elevazione a concetti cosmici, per una visione esterna, lontana, generica ed irrimediabilmente rassegnata.

(Luca Zakk) Voto: 7/10