(SoulFood Music) Eldur (il suo nome è Einar Thorberg) ha concepito i Fortid e ha poi deciso di sviluppare una discografia imperniata su Völuspá, un poema della mitologia norrena. E’ nata una trilogia iniziata con il primo album nel 2003 e conclusasi poi nel 2010. “Pagan Prophecies” è dunque il quarto album e già dal titolo e copertina, nella quale campeggia una runa stilizzata, si capisce come l’elemento mitologico sia la base del concetto musicale dei Fortid. Il sound è caratterizzato dal black metal, spesso sottolineato da blast beat feroci e di precisione impressionante, ma soprattutto sono gli inserti melodici e viking metal ad elevare maggiormente la resa di questo nuovo lavoro. Il sound epico, nato da lande fredde e battute da vento  e neve, traspare attraverso queste note costruite ad arte. Impressiona positivamente “Lesser Sons of Greater Fathers”, canzone con inserti acustici, melodie vocali suffuse e con oscure e tastiere che sorreggono il sound nell’entrata delle chitarre elettriche. Un brano pieno di pathos ma altamente melodico e privo di riferimenti precisi a qualche genere specifico. Il black metal più viscerale è dato da “Sun Turns Black”, non privo di inserti più heavy e intermezzi epici, e dall’iniziale title track, canzone veloce ma fratturata poi da un intermezzo possente e con l’inserimento di un buon assolo della sei corde. Nella sostanza però i brani partono tutti con un dannato incipit black metal, fatta eccezione per la già nominata “Lesser Sons of Greater Fathers” e “Ad Bandan” che sorge con una sommessa acustica accompagnata da una sepolcrale tastiera-organo; anche qui il black metal ha il sopravvento, ma l’evoluzione della canzone propone variazioni thrash e death metal, spunti solisti della chitarra e un piano che si adagia nel ritmo della canzone. “Pagan Prophecies” si chiude con “Endalok”, una sorta di canzone outro, imbastita con tastiere, voce e chitarra, la quale dopo alcuni sussulti di symphonic metal si scioglie completamente negli oltre 18’ di un temporale. Un’idea questa che sembra risolvere tutte le tensioni ed emozioni che Eldur e soci (l’islandese non ha mai avuto una line-up davvero stabile) hanno creato in questo album.

(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10