copfreedomcall2(SPV/Steamhammer) Doppia raccolta celebrativa per i quindici anni di attività dei Freedom Call: una di quelle formazioni che si ama o si odia, ma che in Germania raccoglie fans anche all’esterno della ristretta cerchia di appassionati di heavy metal… e lo dimostra una discografia che conta sette album in studio, due live, un ep, un dvd, e diversi singoli che (ve lo testimonia uno che in Teutonia ci ha vissuto a lungo) passano regolarmente sulle radio rock a diffusione nazionale. Il primo cd è un greatest hits di 18 brani e quasi ottanta minuti: naturalmente si privilegiano le ultime uscite a discapito dei prodotti più antichi, e questo per chi scrive non è del tutto indovinato (se fossi stato io a compilare la scaletta, avrei inserito almeno “Hymn to the Brave”, “Turn back Time” e “Queen of my World” al posto di “Far away” e delle recentissime “A perfect Day” e “Back to the Land of the Light”… ma siamo naturalmente nell’ambito delle scelte personali). Tutto da ridere (o da irritarsi), invece, il secondo disco, dall’eloquente titolo “Masqueraded”: sei versioni di classici rielaborati in un genere musicale diverso dal power metal. Onestamente la trasposizione rockabilly di “Rockin’ Radio” mi ha fatto sorridere di gusto, e l’ho trovata davvero simpatica; il video è un’altrettanto ironica presa in giro della band stessa, che esegue la ‘nuova versione’ davanti a un pubblico anni ’60 e due metallari allibiti. Anche la “Metal Invasion” folk (ma in senso mediterraneo, greco se non proprio campano) è uno scherzo più che godibile. Da buon metallaro, invece, la versione reggae di “Mr. Evil” e quella ska di “Hero on Video” mi fanno semplicemente rabbrividire; molto meglio gli ultimi due scherzi in scaletta, una “Age of the Phoenix” vagamente swing e paradossalmente ‘seria’, nonché una “Freedom Call” acustica ed essenziale. A conti fatti, anche se avete già familiarità con la band il secondo cd può valere l’acquisto; se invece volete conoscere questi strampalati happy metallers, non esiste modo migliore di questo “Ages of Light”.

(Renato de Filippis) Voto: 7,5/10