copgalerna(Horror Pain Gore Death Prod.) Melodia tetra e distorsione infernale, feedback, il caos e l’approssimarsi di una esplosione. Si chiama “The Abyss” tutto cioè e “Najat” è il risultato finale di quell’esplosione. Una canzone fatta col crust, il death con melodie alla Entombed della fase hardcore e una dose di rock ‘n roll. Si va avanti così, senza ulteriori modifiche. Con “Heat of the Darkness” e il suo ritornello alla Motörhead, “Devil’s Cross”, tra sonorità southern crust e via dicendo. Si ha effettivamente l’impressione di ascoltare gli Entombed bighellonare e scherzare. Ma loro non sono scandinavi, vengono dall’asturiana Gijon e fanno paura! Sono al secondo album, masterizzato da uno come Scott Hull dei Pig Destroyer e Agoraphobic Nosebleed al Visceral Sound. Le chitarre? Un ruggito! La batteria? Un carro armato! Il basso? Un corda di metallo che vibra! Il cantato? Un poeta! “Into Deep Wounds” va su tempi lenti, il riffing è tenebroso e invece “Dagda” è l’esatto contrario: veloce, irrequieta, hardcore/crust. “Conspiracy” è crust ‘n roll libero e svampito e… chiude “Chemical Warfare”. Si quella degli Slayer. A quel punto le casse dello stereo chiedono pietà, l’album è finito. Davvero? Play, si ricomincia!

(Alberto Vitale) Voto: 8/10