(autoprodotto) Band debuttante che tuona (letteralmente) dal Friuli. All’attivo hanno solo un altro EP (del 2015), e questo nuovo lavoro -sempre un EP- chiama a grande voce la realizzazione di un intero album, in quanto musicalmente il quintetto risulta maturo ed originale. L’originalità, tuttavia, si cela nei meandri del loro sound, il quale ad un primo fugace ascolto ricorda una pesante influenza da parte di acts quali gli Amon Amarth, come la band stessa dichiara apertamente. Le componenti ci sono tutte: growl tuonante, feeling epico, atmosfera… solo che l’alternanza stilistica che si annida nei singoli brani è variegata, ben amalgamata e decisamente accattivante! Il risultato di questa sensazione stilistica è che l’ascoltatore sente davvero il genere degli Amon Amarth o degli Insomnium, ma con un pizzico di originalità… un epic meno vichingo e più vicino alla cultura del nord est della penisola, varianti vocali (growl, scream, spoken) stuzzicanti, decadenze doom, ispirazioni black, suggerimenti folk-ambient. Un guazzabuglio? NO! È proprio qui che emerge la tecnica e la fantasia dei Gates of Doom, il tutto potenziato dal fatto che “Forvm Ivlii” trae ispirazione ed ulteriore energia dalla storia della fondazione della regione di provenienza della band in epoca romana, regione ricca di storia e fiera del suo territorio. La title track, forse la più in linea con gli Amon Amarth, è travolgente, aggressiva, guerrafondaia, pregna di gloria, di vittoria, di conquista! Con oltre otto minuti di durata “Under the grey Mountains” si divide sostanzialmente in tre movimenti: la prima parte palesemente epic melodic death, corredata da riff taglienti, riff pungenti; segue poi -con un ottimo cambio- la sezione acustica, remotamente folk, ricca di sensazioni, nostalgia, malinconia… tanto da portare il sound della band su concetti più vicini ad un certo black che al death. Emerge un assolo, gli arrangiamenti non sono scontati… prima della terza parte, più gloriosa, narrativa, la quale lentamente si abbandona ad un crescendo di furia e violenza, blast beats e growl possente, riassumendo quindi l’atmosfera dell’intero brano con un finale acustico. La conclusiva “Limes” è death svedese con uno sguardo al black ma anche ad un doom di stampo apocalittico e remotamente sinfonico il quale emerge a metà brano, offrendo una identificazione marziale, prima della sfuriata epica finale. Giovani, creativi, decisi. Hanno un ottimo skill con gli strumenti (molto in gamba anche la batterista, strumento -purtroppo- non molto suonato dal gentil sesso). Una band che senza tanto vanto e presunzione regala un sound compatto, fantasioso ed assolutamente godibile! Basta che ora la smettano con gli EP e che puntino ad un full length: provengono da una terra che, per dar vita ad un concept, offre spunti praticamente ovunque… sia per il territorio che per la storia.

(Luca Zakk) Voto: 8/10