(Svart Records) Un po’ indie anni ’90, un po’ (o forse un tantino) punk, un po’ di follia finlandese per questi Ghost World. Ipotesi melodiche catchy, una singer tra l’alcolizzato ed teenager ai primi passi sulla strada per la tossicodipendenza . Suoni sporchi, sinceri, diretti e corposi, senza sofisticazioni varie. Stupendi quei riff privi di grazia, quella chitarra solista che compare dal nulla, non chiede permesso, fa che diavolo gli pare e poi se ne va senza salutare, magari mostrando il dito medio. Tutto inizia con l’eleganza irriverente di “Middle Finger Hitchiker” (titolo emblematico!), e ti chiedi davvero quali droghe usi Liisa, la vocalist; ma ti accorgi subito di un gusto melodico che fa capolino tra quei riff ignoranti e sparati a caso, sul mucchio, senza mirare. Intensa e coinvolgente “Riverboy”… un pezzo che al secondo ascolto diventa magnetico, una specie di parassita della mente. Stupenda “Is There Something”, brano squillante, elettrizzante, con Liisa che canta con uno stupendo senso di noia, di distacco. Dinamismo con “(Come On) Die Happy” e “Drain”. Travolgente “Worms”, pulsante “Good Riddance”, prima della strana epicità punk della conclusiva “You Made Me Smell Your Fingers”. Un album che ripudia la ricerca della tecnica. Un album che suona e si fa suonare, senza fronzoli, senza fare i fighi, senza bimbominkiate varie. Un album diretto. Sincero. Sputato in faccia e… dannatamente godibile!

(Luca Zakk) Voto: 7,5/10