(Art Of Propaganda) Finalmente gli svedesi sono giunti al traguardo del primo vero e proprio album. E lo hanno fatto affinando le tecniche compositive e rendendo il suono più personale. La voce finalmente ha guadagnato in carisma e personalità, così come il suono delle chitarre e l’atmosfera generale. Ancora una volta siamo nel territorio del post metal, dove si possono solo incontrare singole reminiscenze ma mai citazioni precise. Ecco che ogni tanto sembra di sentire i Tool, altre volte i Celtic Frost, altre volte gli Swans. Sicuramente il riferimento più forte è quello doom e black, ma ripeto niente di scontato o preciso. L’incedere marziale e ritmico fon troppo morboso porta ad altre atmosfere, diverse da quanto possa fare il black. Sei tracce dal minutaggio piuttosto lungo, com’era prevedibile, sei passi in un universo bizzarro e alternativo dove il chiaroscuro regna e i confini tra i vari piani di realtà sono più labili che mail. Tutto quello che si poteva migliorare rispetto all’EP del 2014 (recensione qui) sono stati implementati e resi finalmente in una forma appetibile. Direi proprio di si, i Gloson sono stati un ottimo investimento per l’etichetta e spero lo saranno sempre più in futuro.

(Enrico Burzum Pauletto) Voto: 8,5/10