(Svart Records ) Debutto senza passare attraverso la solita trafila scandita da demo ed autoproduzioni per questa nuova tetra realtà americana, la quale esce subito tramite l’eclettica etichetta finlandese. Ma scavando un po’ più a fondo emerge un motivo abbastanza evidente: i Göden sono una entità che fa seguito ai Winter, band della fine degli anni ’80 poco prolifica (un demo, un EP ed un disco in tutto) ma con una influenza ampiamente riconosciuta nell’ambito del doom underground. Infatti nei Göden milita il chitarrista Spacewinds (a.k.a. Stephen Flam), co fondatore dei Winter, il quale per questo nuovo progetto si fa affiancare da The Prophet of Goden (a.k.a. Tony Pinnisi, già guest alle tastiere per i Winter) e dalla feroce vocalist NXYTA (Goddess of Night), ovvero Vas Kallas, anche del duo Industrial/neue deutsche härte Hanzel und Gretyl, attivo dalla prima metà degli anni ’90. Questa nuova realtà è un po’ quello che avrebbero dovuto essere in Winter se il loro percorso avesse potuto continuare in modo regolare, inoltrandosi dunque nelle tenebre e nelle ombre degli incubi evocati dai Winter. “Beyond Darkness” è un viaggio oscuro e pregno di maledizione, un racconto che danza tra tenebre e luce, tra paure ed ossessioni, con una impostazione musicale fedele al doom ma molto ben deviata verso teorie remotamente elettroniche, vagamente dark, con un totale impatto scenico, molto teatrale, decisamente cinematografico. Album impegnativo e lunghissimo: oltre un’ora di discesa verso inferi psicologici terrificanti, dentro atrocità, attraverso ogni ostacolo, ogni impenetrabile mancanza di luce, fino al traguardo, oltre i limiti, oltre i confini, verso una nuova pallida luce. Diciannove brani: una struttura che alterna otto brevi introduzioni ambient/narrative (tutti con titolo “Manifestation…”, seguito da numero romano e sottotitolo) ad undici granitici brani così evocativamente decadenti e laceranti, partendo dalla inquietante “Glowing Red Sun“, passando per la liturgica “Twilight”, attraverso la bellissima “Komm Susser Tod”, la deprimente “Genesis Rise”, oltre verso i confini dark noise di “Dark Nebula”, le pulsazioni di “I Am Immortal”, il doom tetro di “Ego Eimie Gy”, la cerimoniale “Night”, la cosmica “Thundering Silence” e la conclusiva pesantissima ed auto celebrativa “Winter”. Album nel quale immergersi, dentro il quale perdersi, attraverso il quale disperdersi. Una macigno che nega l’esistenza della luce, che cattura con forza e trascina giù, sempre più in basso, nel profondo delle paure più recondite della mente umana.

(Luca Zakk) Voto: 8/10