(The Lab Records / Threechords Records) In nove anni di attività i greci Godsleep sono appena giunti al secondo lavoro. A dire il vero questo “Coming Of Age” è uscito verso fine dello scorso novembre, ma solo ora trova la dimensione che più si addice al sound: il vinile! Questo stoner folle e female fronted non poteva essere relegato alla freddezza elettronica del CD o delle edizioni digitali.. questi suoni grezzi e sporchi godono ad essere graffiati dall’implacabile testina del giradischi! Otto brani senza respiro, dove i quattro ateniesi scaricano dentro tonnellate di riff polverosi, opachi, graffianti al fine di generare uno stoner psichedelico travolgente, vagamente rock, subdolamente blues e decisamente d’assalto! Il nuovo album offre anche la performance della nuova frontwoman, Amie Makris, ragazza che al microfono dimostra un’aggressività feroce, con una voce dannatamente rock, una voce tagliente potenzialmente in linea con molte metal queen della storia. Certo, ci sono i riffoni lenti e pesanti del genere (come su “Unlearn”), ma non mancano dissonanze crudeli circondante da leak di stampo blues e riff lenti ma fracassa vertebre (“Ex-Nowhere Man”). Blues strafatto con “Celestial”, dove la voce di Amie divaga, diventa rauca, diventa sexy, diventa sferzante. Interessante l’intermezzo “Puku Dom” ancora una volta di derivazione blues, mentre brani come “Basic (The Fundamentals Of Craving)” allontanano la band dai confini del genere, la quale tuttavia non muove un singolo passo per spostarsi; il brano, veramente bello, entra e esce da sonorità stoner, dando uno spazio dominante alla vocalist, la quale girovaga tra le epoche, un viaggio nel tempo tra rockers in gonnella d’annata e improbabili proto-rappers strafatte di droga… il tutto mentre la chitarra segue un suo personale viaggio a fari spenti su una strada priva di indicazioni. “Karma is a Kid” è prima sensualissima ed introspettiva, poi tagliente ed arrabbiata, successivamente oscura e dannatamente pesante, prima della eccentrica conclusiva “Ded Space”. Uno stoner ricco di blues, con chitarre molto fuzzy e pesantissime, bassi ricchi di groove ed un drumming poderoso e molto deciso. Melodie intense ed artistiche volutamente abbandonate a se stesse, lasciate a marcire nel fango o sotto due dita di polvere. Un album che parte da un genere ben preciso, ma che continua a deviare dove gli pare e piace, anche grazie alla superlativa performance della voce tossica di Amie: una voce letale, una voce che caccia l’ascoltatore nel tunnel senza uscita della dipendenza assoluta.

(Luca Zakk) Voto: 8/10