(Nuclear Blast) Hard rock. Puro, sincero, reale come una ferita aperta. Canzoni dirette, melodie che si amalgamano ai pensieri, che rimangono impresse. Un genere potente, che ha fatto storia, che ha creato grandi star, che ha divertito, esaltato, arricchito, dannato, ucciso. Un genere immortale, chiaro, ricco di un’energia vitale, di uno spirito dinamico, di una potenza unica. Grandi arene, o piccoli club. I rockers vivono, non interpretano uno stile di vita. Tutto è eccesso, follia, ingredienti che sempre si manifestano nelle canzoni. Gli svizzeri Gotthard sono tra questi rockers: dominano i palchi, tengono in vita un genere musicale grandioso dato più volte per morto, fuori moda, estinto. Niente di più errato. Bastano i primi seondi della opener “Starlight” per capire che nemmeno il grunge, negli anni 90, è riuscito a staccare la spina degli amplificatori dai quali escono queste ritmiche coinvolgenti, queste linee di basso e batteria energetiche, e questi riff di chitarra tuonanti. Ed è con uno sguardo all’immortalità che si affaccia sulle scene questo decimo capitolo di una storia ormai ventennale. Il nuovo vocalist, Nic Maeder è un assoluto portento, ed è capace di interpretare le canzoni con una passione unica. Si trova nella posizione invidiabile di essere il frontman di una grande band, ma anche nella terribile posizione di sostituire Steve Lee, il quale ne band ne fans potranno mai dimenticare. L’impegno di Nic nel dimostrare quanto vale è pazzesco, ed il risultato parla chiaro: è sufficiente ammirare il suo stile, la sua modulazione vocale.  Personalmente lo trovo unico nell’ultima traccia, “Where Are You”‘ dedicata a Steve, cantata in maniera struggente dal nuovo singer. Complimenti, davvero. Un esempio unico di capacità, professionalità e umanità. Il disco è pura dinamite. Le canzoni si stampano in testa al primo ascolto, e denotano tutte la caratteristica spensieratezza dell’album precedente, ma con un passo verso una fase più seria, più profonda, quasi malinconica. Probabilmente è l’album di addio a Steve. È l’unica forma che dei musicisti come i Gotthard con la quale salutare in maniera gloriosa l’amico di tante avventure, dischi e shows. Il giusto tributo a un rocker di razza. “Give Me Real” dà la carica. “Remember It’s Me” è una ballad di classe, cantata in maniera eccellente, con una melodia piena che cattura. Rabbiosa “Fight”, uno dei pezzi più hard del disco, assieme a “Right On”, dove è presente un hard rock classico in perfetto stile anni 80, e la potente “I Can”. Divertente e spensierata “Yippie Aye Yay”. Un altro capitolo all’insegna della super ballata romantica è rappresentato da “Tell Me”, canzone molto ben riuscita, composta con intelligenza e maestria. Hard rock di razza su “The Story’s Over” con un ritornello potente e molto catchy. Altra ottima performance di Nic su “S.O.S.”, un pezzo che offre una chitarra piena e potente. I Gotthard ci sono, sono in forma, rinascita di una fenice. Un qualsiasi giusto dubbio possa essere sorto dopo la scomparsa di Steve, viene completamente annientato. I Gotthard rispondono al destino con la loro unica arma: la musica. Io non mi aspettavo nulla di meno. Il nuovo vocalist è leggermente più graffiante di Steve, e il suo timbro più rabbioso garantisce l’energia giusta per guardare al futuro, ricordando, non rimpiangendo, il passato. Un album di classe, un capitolo di puro Hard Rock. E’ ciò che i Gotthard sanno fare meglio, e nemmeno questa volta si sono smentiti. Un mio personale pensiero a Steve Lee: condivido la passione che ti ha ucciso. La notizia mi colpì oltre il normale proprio per questo motivo. I tuoi compagni stanno glorificando ciò che tu hai contribuito a costruire. Ride on, ride forever.

(Luca Zakk) Voto: 8,5/10