(Avantgarde Music) In casa Grá, lassù a Stoccolma, tutto cambia… in meglio! Prima di tutto l’approdo in Italia, sotto l’ala protettrice dell’instancabile Avantgarde Music, la quale pubblica questo nuovo lavoro, il quarto in 13 anni, della band capitanata da Heljarmadr (anche front man dei Dark Funeral). Si tratta anche del primo disco nel quale Heljarmadr non si occupa delle attività nella stanza dei bottoni, visto che questa volta il mix è stato affidato a Terry Nikas, mentre il master a George Nerantzis. Poi la copertina: niente di simbolico come fu per il primo album e nulla di fotografico o artistico ma palesemente legato ad una iconografia black metal, come fu per gli altri due album, compreso il più recente “Väsen” (recensione qui) del 2018: per “Lycaon” è stato scelto Felipe Ignacio, un talentuoso artista cileno, il quale ha creato questo artwork contemporaneamente guerrafondaio ed apocalittico, più ispirato a heavy metal, death metal, thrash metal… o perfino Motörhead… spiazzando ma dipingendo perfettamente l’assalto frontale rappresentato dagli otto brani i quali, a differenza delle tracce di “Väsen”, lasciano da parte una impostazione classica basata su tastiere, cori, chitarre classiche ed una generale struttura black metal classico. “Lycaon”, infatti, sfugge a certe definizioni, suona più essenziale, più diretto, più carnale, offrendo brani a tratti deliziosamente contrastanti tra loro; “Chariots of Fire”, per esempio, è furibonda, spietata, ricorda per certi versi i primi “Sodom”, mentre al suo opposto una “White City Devil“ appare melodica, pulsante, ricca di mid tempo e capace di un incedere travolgente. Le linee di basso che travolgono “Flame of Hephaestus” hanno un gusto meravigliosamente perverso, specialmente quando sale di intensità quel mid tempo dal gusto tradizionale. Lacerante e penetrante, ma anche suggestiva e molto melodica “Torn Asunder”; la title track viaggia agli albori del black, quando certi dettagli non erano identificativi di un genere ma semplicemente appartenenti ad un death/thrash che si spingeva oltre. Irresistibile quel mid tempo lascivo che echeggia lungo “Ett Avskedsbrev”, inquietante e intensamente doomy “Brännmärkt”, prima dell’epilogo rappresentato dalla funerea ma contemporaneamente tribale “Jaws of the Underworld”. Ritmiche prorompenti, melodie incisive, linee vocali poderose; un disco intenso, a tratti immediato, ma per certi versi da scoprire ascolto dopo ascolto. Tanto emozionante, quanto crudele, tanto seducente quanto annichilente. Ma qualsiasi sia il punto di vista scelto, qualsiasi sia l’aspetto percepito o la caratteristica emergente, una cosa è certa: “Lycaon” è un disco di puro, libertino e deviato black metal, che va ben oltre i confini dello stile svedese!

(Luca Zakk) Voto: 8,5/10