(Les Acteurs de L’Ombre Productions) I francesi Griffon debuttarono con un EP nel 2014, un album dopo due anni, finendo poi nel quasi-silenzio, ad eccezione fatta per un EP con i connazionali Darkenhöld (del 2019, recensione qui), il quale diede inizio alla collaborazione per questa etichetta e metteva in evidenza il loro black metal poderoso, furioso ma ricco di atmosfera, orchestrazioni e mid tempo incalzanti. Con questo nuovo album (il cui titolo significa “il Dio, il Re”, ndr) la band trova una dimensione sonora personale, affila la lama di ogni spada messa in scena con i precedenti lavori d’esordio e regala un album assolutamente coinvolgente, ottimamente composto ed arrangiato, ricco di spunti e curato nei minimi dettagli. L’album è un concept in senso stretto: non contiene la tipica storia divisa in capitoli, ma ogni brano tratta un argomento strettamente fedele al titolo del disco, ovvero la relazione tra poteri divini e terreni, tra l’infinità spirituale e la mortalità di ciò che è temporale e legato a singoli eventi o epoche. Un riflessivo confronto tra queste due entità, le quali affliggono la storia umana da sempre, combattendosi, confondendosi, alleandosi… e segnando la storia e l’evoluzione della società, specialmente nella così detta ‘era cristiana’. Il brano di apertura, “Damaskos”, con frasi tratte dal nuovo testamento e dal ‘Septuaginta’, è in greco antico, cosa voluta per mantenere la forza evocativa delle parole… impostando subito l’espressività che il quintetto vuole cercare e diffondere. Una canzone intensa, oscura, ricca di varianti, di divagazioni tetre, con un assolo incisivo ed assalti frontali dal sapore sinfonico. “L’Ost Capétien” parla del Re Filippo II di Francia e della sua vittoria contro il Sacro Romano Impero nel 1214, fondando i principi per l’indipendenza del paese: qui si spazia da un black forsennato ad uno ricco di orchestrazioni, di assoli, con intermezzi nei quali un basso corposo crea un attrattiva favolosa per le evoluzioni di un brano contorto, tecnico ma molto fruibile. “Régicide” è un capolavoro di emozione apocalittica: ancora linee di basso immense, spoken vocals ipnotiche, assoli favolosi ed un generale senso atmosferico travolgente che emerge in ogni progressione del un brano, il quale tratta dei fallimenti politici Francesi, sia monarchici che democratici del 18° secolo… fino all’arrivo della terza repubblica. Un black metal più ‘classico’ vuole fare da tappeto alle idee brillanti di “Les Plaies du Trône”, con quegli arpeggi incisivi, ancora un basso granitico, parentesi poetiche, sfuriate black pregne d’odio, con il culmine in un assolo piacevolmente malinconico. L’imperatore Caligola ed l’imposizione del divino culto della sua persona sull crudele, tecnica e contorta “Abomination”. “My Soul is Among the Lions”, che fa riecheggiare un salmo cantato a Gerusalemme mentre il sanguinario esercito romano compiva l’ennesimo massacro, inietta rumori di battaglia, urla, spade… aggiungendo ulteriore micidiale teatralità ad un brano ricco di interessanti minuzie, con un drumming creativo che supporta strumenti capaci di narrare le vicende con crudele realismo. Etereo e suggestivo l’intermezzo strumentale “… et Praetera Nihil”, prima della conclusiva “Apotheosis”, il raggiungimento di status divino per gli imperatori romani deceduti, ovvero un po’ il culmine del concetto che sta dietro all’album. Il brano suggerisce spunti folk, aperture atmosferiche ricche di spiritualità, pur risultando estremamente pesante, massiccio e cadenzato. “o Theos, o Basileus” è black metal ricco di energia, melodia e sinfonia, con voci growl infernali, corali epiche e parlate provocanti. Senza dimenticare una biblica teatralità. Con brani riflessivi, descrittivi e storicamente metaforici, brani che abbracciano almeno quattro lingue, i Griffon mettono un piedi un disco immenso, il quale non è solamente black metal (ed una evoluzione dello stesso) per l’impostazione musicale ma, soprattutto, per la cinica ricerca spirituale, emozionale e storica delle informazioni che compongono gli argomenti trattati. Dietro ai Griffon non ci sono i soliti musicisti ribelli ed incazzati… “ὸ θεός ὸ βασιλεύς” rivela profondità intellettuale, amore per la propria terra ed un senso di gloria infinita lacerata dall’umano peccare, da una dissolutezza tipica della nostra esistenza la quale dimentica il passato ed ignora tragicamente il futuro.

(Luca Zakk) Voto: 9/10