(Planet K Records) In Italia spuntano nuovamente da qualche tempo validi esponenti del doom metal, occult rock e cose di questo genere. Gli Hadal sono di Trieste e pare si ispirino alla scuola finnica del genere, nonostante sembrano andare ben oltre. Loro che vedono in formazione anche Franco, chitarrista solista con trascorsi nei Necrosphere, mentre il bassista Teo ha suonato nei Thundercross di Luca Turilli e Alex Staropoli. Dal 2009 ad oggi gli Hadal hanno sviluppato un proprio sound e “December” lo rappresenta efficacemente. Al di là delle cadenze doom, dei riff oscuri e più frequentemente malinconici, ciò che colpisce positivamente nel suonare degli Hadal è il loro essere fluenti. Scivolano le malinconiche missive delle sei corde con i ritmi blandi ma ben inquadrati. La band però non è solo ‘poesia’ gotica, infatti emergono anche impennate graffianti e robuste. Nella title track e specificamente nella sua parte finale, si avvia addirittura un blast beat con chitarre rabbiose. “Red Again” prevede un parziale e ben ispirato cantato clean, salvo poi incalzare territori quasi doom-gothic di stampo britannico degli anni ’90. In fatto di cantato Alberto offre una prova sontuosa, dandosi da fare sia con un semi-growl che appunto in clean. Evitando di entrare nello specifico delle nove canzoni, gli elementi sopra evidenziati e il tocco di personalità che fonde elementi in stile anni ’70, suonati con fare contemporaneo, quanto con intenzioni doom e gothic metal, rappresentano un solido discorso musicale che identifica una band con una propria matrice e carattere. Un carattere che può essere duale come si intuisce con “The Obscure”, un pezzo colmo di pathos, e con “Nothing Here”, vibrante e totalmente doom metal. Sono due composizioni diverse per modi e sostanza e non sono l’unica coppia di un album da scoprire proprio in funzione di questa dualità compositiva.

(Alberto Vitale) Voto: 8/10