cophardriot(Pitch Black Records) Tornano a distanza di due anni dal debutto “Living In A Fast Lane” i Tedeschi Hard Riot, band formata nel 2006. Il genere proposto è un hard rock molto diretto di con forti iniezioni di punk. La sezione ritmica è lineare e massiccia, su cui si staglia la potente voce di Michael Gildner, una via di mezzo tra Chad Kroeger (Nickelback) e Dexter Holland (Offsprings). La partenza è arrembante, con il riff potente di “Blackout”, ideale canzone di apertura. Il brano è immediato e il semplice ritornello si stampa subito in testa. “Suicide Blues” è più punk e il refrain è davvero molto vicino ad una versione appesantita dei citati Offsprings. La successiva “Devil’s BBQ” è la canzone più particolare dell’album: parte con un riff di chitarra alla Spin Doctor su cui si inseriscono assoli di banjo e armonica, donando un sapore southern sostenuto anche dalle chitarre che sviluppano un riff preso di peso da “Sweet Home Alabama” dei Lynyrd Skynyrd. “The End” è più cadenzata con riffs stoppati nelle strofe e un ritornello melodico e radiofonico. “Count On Me” è una ballad dal sapore nuovamente southern con un refrain alla Nickelback. “Not Alone” è caratterizzata da un riff cadenzato davvero pesante a cui si contrappone un cantato melodico e caldo. “The Enemy Within” risente nuovamente di influenze southern nel riffing ed è caratterizzata da un assolo davvero bello. “Dirty Games” è un brano puramente hard rock e la prestazione vocale di Gildner è da incorniciare. “Last Goodbye” è una ballad acustica con parti di violino e un cantato ricco di pathos. “High Society Bitch” è caratterizzata da un riff stoppato e tempi in 4/4 con linee vocali rabbiose; un ideale punto d’incontro tra Nickelback e AC/DC. “Hit The Ground” rivela nuovamente l’anima punk della band, con una ritmica veloce e molto semplice. Chiude l’album una versione del brano “The End” con ospite il cantante degli Unguided, Richard Sjunnesson. L’album suona fresco, potente e diretto grazie a una produzione che conferisce la giusta pesantezza ai brani senza rovinarne la dinamicità. Un album che senza far gridare al miracolo si lascia ascoltare volentieri grazie a brani diretti e potenzialmente radiofonici.

(Matteo Piotto) Voto: 7/10