cophardcores(Nuclear Blast) Rieccoli. Nono capitolo per questi svedesi devastati. Portatori (non sani) di quella malattia nata negli anni ’80 e chiamata glam, sleaze, street-metal, o più semplicemente hard rock. Loro sono i Motley Crue del post atomico, loro sono i Ratt del nuovo millennio, e questo nessuno lo può negare. Lo sono per stile, ma soprattutto per qualità dei pezzi, per quell’innata capacità di scrivere  vagonate di potenziali hit, di canzoni destinate a diventare memorabili, canzoni che se fossero uscite negli anni ’80 sarebbero diventate multi platino, roba da intasare intere arene con un pubblico strafatto, fuori di testa, esagerato. Il nuovo album è forse meno impattante dei precedenti, specialmente comparato con “Split Your Lip”, ma rappresenta quella dose di droga, necessaria per andare avanti, per mantenere alto il livello di sballo, per continuare quella devastazione così dannatamente rock. “C’mon Take On Me” ha un suono maestoso. La sessione ritmica ricorda infatti “Dr. Feelgood”, un’autentica pietra miliare della musica prodotta dal genere umano: e come fu all’epoca per i Motley, anche il nuovo lavoro degli Hardcore vanta una sequenza di canzoni (dodici) di altissimo livello, canzoni tra le quali è difficile trovare qualcosa che può essere definita “filler”. L’introduzione, una specie di freak show allucinato apre su l’immensa title track: un pezzo devastante, con un riff irresistibile, un refrain mitico ed un’energia travolgente. Anche “Above The Law” è mitica, con quel feeling che ricorda una versione molto incazzata dei Bon Jovi della golden age. Spirito più punk, più aggressivo ed arrabbiato sulla bellissima “Are You Gonna Cry Now”, mentre “Stranger Of Mine”, una bluesy ballad porta un po’ di malinconia, di nostalgia, che si diffondono su note deliziose, costituendo un pezzo veramente molto ben curato. Altra botta di polvere bianca su per le narici con “Won’t Take The Blame”, potente inno rock diviso in due parti. Melodica ma frizzante “Because Of You”, sballata e ispirata ai Motley la piccante “Too Much Business” con quel ritornello che uccide. L’album, della durata di tre quarti d’ora finisce in grande stile con “Long Time No See” una power ballad perfetta, che mescola malinconia, melodia ed energia, dimostrando che la band continua ad essere in un momento molto ricco a livello di creatività. Un disco imperdibile per i fans, un disco importante per ogni amante del vero hard rock. Questo album è un salto indietro negli anni ’80, ma si avvale di un suono, di una produzione e di un feeling estremamente moderni, garantendo all’ascoltatore un’esperienza superiore. L’intero set è di grande qualità e, ne sono sicuro, dal vivo risulterà decisamente micidiale.

(Luca Zakk) Voto: 7,5/10