cophellraiser(Autoproduzione) Gli umbri Hellraiser danno alle stampe il proprio debut dopo una lunghissima gavetta: dalla fondazione della band sono passati addirittura 14 anni! Va in ogni caso precisato che i brani del disco sono stati scritti dalla line-up stabile dal 2011. Non che “Revenge of the Phoenix”, fin dalla prima nota dedicato ai defenders of the faith, non mi sia piaciuto, ma vorrei evidenziare subito le due imperfezioni che mi sento di attribuirgli. Primo: la produzione. Non è una brutta produzione, ma è, come dire, neutra: i suoni sono troppo puliti e un po’ anonimi per il genere, sembra che nulla risalti. Secondo: l’eccessiva lunghezza di alcuni brani. Cinque su otto (intro esclusa) superano i sei minuti, e inevitabilmente finiscono per sembrare un po’ pesanti e prolissi. Al di là di questo, in ogni caso, questa “Vendetta” ha certamente anche i suoi lati positivi. Anche se una buona metà dei testi tratta classici temi sword & sorcery, la opener “In the Name” affronta in modo molto aperto il fanatismo religioso: bello il solo, dal tono vagamente thrash. “Way of the Brave” ha invece il fascino dell’epic metal più sporco, quello americano di Manilla Road e Omen; la muscolare “Gates of Fate” offre la migliore prestazione del singer Cesare Capaccioni (ex cantante dei Seven Gates, band di cui mi piacque molto “The Good and the Evil”). La titletrack si apre con una bella escursione acustica e procede su toni che mi hanno richiamato gli Iced Earth (fatto salvo, come dicevo in principio, il gap nella resa sonora). “Last Command” è granitica, quasi manowariana, mentre la conclusiva “Pillars of Life”, di oltre nove minuti, è un altro epos che procede per rallentamenti e accelerazioni, con in più il refrain più convincente del lotto. Non si tratta certo di ‘crescere’ o ‘limare’, sarebbe ridicolo chiedere queste cose a una band che è in pista dal 2000; forse gli Hellraiser devono soltanto snellire un po’ il songwriting… e esprimere su cd quell’energia che certamente hanno dal vivo.

(Renè Urkus) Voto: 6,5/10