cophex(Logic(il)logic Records / Andromeda Dischi) Sesso e rock. Satana e perdizione. Sono elementi noti nel mondo del rock, elementi essenziali nel mondo del metal. Le immense e contorte diramazioni dei sottogeneri hanno portato alla nascita di diversi concetti di heavy metal: concetti oscuri, concetti allegri, concetti perduti, concetti satanici, concetti sleaze.  Con gli HEX le cose si rimescolano. Si tratta di un progetto nato dell’ottobre del 2011 in Svezia, ma sicuramente già maturo in quanto composto da musicisti con un passato vario, più o meno sempre nel mondo black metal (il batterista suonava con i Lord Belial). L’idea è semplice, geniale e davanti a tutti: l’unione del satanismo tipico del black, con la deviazione tipica dello sleaze. Il risultato è esplosivo! Una band imponente, completa di face painting (per non negare le radici) che si butta su uno sleaze rock dannatamente potente, arricchito da una massiccia componente industriale (che ricorda i Death SS). Testi aggressivi, offensivi, in bilico tra l’adorazione di satana ed un elevazione a livello peccaminoso ed infernale del sesso, il tutto concentrato in una metrica perfetta, con ritornelli irresistibili… ed una voce in equilibrio tra il violento ed il growl. Miscela esplosiva, miscela letale, miscela che rende questo debutto unico: è difficile togliersi dalla testa i ritornelli, è impossibile non ascoltarlo a ripetizione. La vera innovazione è che questo “Hex” non è black’n’roll. E non suona nemmeno troppo pop black, nello stile di acts come gli ucraini Semargl. No, gli Hex creano qualcosa di nuovo. Questa roba suona potente come il migliore hard rock, quello che smuove fiumi di gente, è peccaminosa come lo sleaze più lascivo, adora satana come il black, ma ci aggiunge l’ironia dell’hard rock grazie a testi sballati, canzonatori, geniali. Una massiccia la componente elettronica, poi, eleva il tutto ad una teoria di massacro sonoro, anche grazie ad una produzione fantastica, capace di risaltare il suono fino a livelli esagerati. L’album apre con la memorabile “Succubus”: irresistibile ritmica, irresistibile la parte cantata che entra in testa immediatamente. “Ave Satani” è un’altra perla: il ritornello è letale, il groove della canzone è travolgente, con la band che dimostra di saper stupire ed intrattenere grazie ad un ritornello semplicemente superbo. “Voodoo Girl” è un pezzo pesantissimo, cadenzato, micidiale. “Hellbound” propone  “un altro” ritornello mortale, roba da gridare a squarciagola. Tagliente la conclusiva “Haunted Hill”. Tredici pezzi che scandiscono cinquanta minuti di esperienza musicale prepotente, irruente, veemente. Qui c’è horror. Qui c’è hard rock. Qui c’è malvagità. E molto divertimento. Un album che disegna una nuova linea di separazione nel metal. Una linea che la band oltrepassa senza riguardo alcuno.

(Luca Zakk) Voto: 8/10