cophighpriestos(Svart Records) Norvegia. Paese ricco di storia, di natura. Paese estremamente luminoso, paese estremamente oscuro. Paese misterioso, paese imperscrutabile. Magico. È a Trondheim che nascono gli High Priest Of Saturn. Il loro sound è l’atmosfera della loro terra inspirata a pieni polmoni, ed espirata sotto forma di un doom ricco di idee psichedeliche, estremamente influenzato da sonorità anni 60 e 70. Spiriti della foresta che entrano in possesso della notte, della penombra creata da un pallido sole che filtra tra gli abeti. Spiriti che vagano liberi. Non un album, questo debutto, un rituale. Una celebrazione. Una messa sonora, dove la voce lugubre e magica della cantante (e bassista) Merethe Heggset innalza il livello spirituale fino al raggiungimento di uno stato di trance che congiunge culti sciamanici a viaggi interplanetari. Chitarra ruvida che si fa travolgere da organi fumosi. La voce che è quasi un sussurro, voce che sembra generata da creature invisibili, ma sempre presenti, che popolano le foreste. Quattro pezzi in questo album che comunque raggiunge i quaranta minuti di viaggio mentale, grazie all’imponente durata di ciascuna traccia: gli High Priest Of Saturn non fanno semplicemente musica, loro creano atmosfere nelle quali bisogna abbandonarsi, lasciando che il proprio “io” emerga dal subconscio e trovi una nuova superiore dimensione di esistenza. Nello spirito ed oltre. Verso l’ignoto ed oltre. Verso l’universo intero. Ed oltre.

(Luca Zakk) Voto: 8/10