(Abyss Records) Gli Invasion provenienti dagli Stati Uniti d’America, erano in silenzio da almeno sette anni. Era già accaduto qualcosa di simile quando nel 2010 fu il terzo album “Orchestrated Kill Maneuver” a ripresentare la band dell’Indiana nella scena metal estrema americana, ben otto anni dopo il secondo album. Lunghe attese dunque per il terzo e quarto album, e in questo ultimo caso i cambi di formazione hanno giocato un ruolo importante in fatto di tempistiche. La necessità di trovare un nuovo batterista, l’arrivo di un chitarrista solista che ha pesato sulla scrittura dei pezzi e il contributo di Ralph Hernandez, membro dei Sea Of Tranquillity che aveva già suonato nel secondo album della band, fanno capire che Peter Clemens è rimasto il solo componente originario a portare avanti la sua ossessione per la guerra e in particolare la seconda mondiale. I testi degli Invasion si basano proprio su fatti militari di quel conflitto e sono rivestiti da un death metal robusto e variegato. Qualche cavalcata stile Bolt Thrower, visto che si parla di guerra, ma gli Invasion sono molto più vicini ai classici americani, come Slayer, Hellwitch, Suffocation, ma, e tornando sul versante europeo, anche a Sodom e Kreator. Un sound affatto old stytle ma inequivocabilmente vicino alla parte più importante della storia del genere. Ritmi solidi e portati avanti con agilità, mentre le maglie del riffing sono qualcosa di sviluppato, fatte con armonizzazioni, spunti solisti e in generale un riffing serrato che concede scatti e impeti che capovolgono l’andatura dei brani. Mai statici, un basso che spinge un groove interessante nei brani e una carcassa sonora che non viene smaltata, ma anzi gli Invasion sembrano avere quel giusto tono di cruda e ruvida attitudine che a tratti scaglia sull’ascoltatore impeti hardcore. Una macchina da guerra ben oleata e che oltre alla potenza di fuoco, sembra muoversi con efficacia travolgendo gli ostacoli.

(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10