copjexthoth(I Hate) Arriva colpevolmente in forte ritardo la recensione dell’ultimo lavoro di questa band statunitense. Il motivo? Bah, solamente perché ogni volta che ho ascoltato “Blood Moon Rise” mi sono perso. Smarrito in un bosco di suoni, in una fitta vegetazione di splendide note dai riflessi sensuali, scintillanti. Completamente preso dall’incantevole Jex Thoth, una voce che ha da dire e che si sposa magnificamente con queste canzoni figlie di un doom sommesso e dai tratti rock, ovviamente psichedelici, come i fasti della Weast Coast che ha generato musicisti votati al verbo delle percezioni amplificate. Melodie, in questo “Blood Moon Rise” che serpeggiano con incantevole eleganza, con lascivia, con sensibile splendore. Evocative, sognanti, spaziali, come “Into Sleep”, rivisitazione dei Doors, dei Jefferson Airplane, dei Grateful Dead. Orribili esplosioni sonore, ai limiti di un funerale cosmico, come in “Ehjä”. Sussulti strettamente rock, nella loro forma più immediata, come “The Places You Walk”. Esotica esposizione di strutture retrò, riverniciate con suoni doom, stoner, rock e lasciando che gli strumenti siano se stessi, senza troppe architetture di post-produzione. Gli amplificatori vibrano, fremono e le loro frequenze sono ben udibili. Jex poi…unica. Sacerdotessa, anello di congiunzione tra l’ascoltatore e i massimi sistemi che ci sovrastano. L’ho ascoltato di giorno, col sole, la pioggia, durante la notte “Blood Moon Rise” e l’isolamento da ogni cosa è stato sempre inalienabile. Un’evasione piacevole. Indescrivibile.

(Alberto Vitale) Voto: 8,5/10