(Black Widow Rec.) “Malevento” apre questo nuovo incantesimo (il precedente QUI) di La Janara, attraverso un riff heavy vagamente imparentato col punk. È solo un attimo di tutto l’album eppure stupisce. La band Irpina con la splendida voce di Raffaella Càngero, vera anima cantante e narrante che riprende su di se le storie di secoli attraverso racconti e vicende, prende il nome da un termine popolare che indica una strega. La band rievoca nelle proprie composizioni un certo rock/heavy di stampo occult e non meno gotico, della buona tradizione italica: dunque Paul Chain, del quale Il Boia, il chitarrista Nicola Vitale è un ottimo contraltare, o anche i Death SS, come nel caso della bellissima canzone “Il Canto dei Morti”. L’elemento della tradizione, quello che arriva dalle radici della propria terra – loro sono di Grottaminarda – è la componente folk, la quale musicalmente rappresenta i momenti più morbidi e in certi casi anche i più narranti. Le storie e la cultura popolare impregnano l’album, offrendo un tono comunque sinistro e più di ogni altra cosa è un tono che riveste le mirabili note che La Janara concepisce. Il bassista è l’Inquisitore, cioè Rocco Cantelmo, mentre il Mercenario Antonio Laurano è il nuovo batterista. Quartetto abile, anche per I suoi principi prog, a stupire e ammaliare, nonostante le storie siano terribili; storie da sempre costellate da poesia che ci trasporta lontano nel tempo. I miti inseguiti dalla band che siano espressi attraverso fasi acustiche, oppure con soluzioni corpose e nette come nelle sonorità rock e doom, sono un racconto che La Janara opera con maestria e conturbante bellezza. In “Tenebra” figurano alcuni ospiti, come Giulian di Scuorn e il tastierista degli Stormlord Riccardo Studer. La copertina è di Rocchina Del Priore.

(Alberto Vitale) Voto: 8,5/10