coplastwinteridied(Le Crepuscule du Soir) Dietro al progetto Last Winter I died, che si presenta in un digipack algido, dalla copertina volutamente essenziale, c’è l’artista Mist, che si è fatto notare con i Dead Summer Society e propone adesso la sua personale epopea dark/ambient. Il viaggio non è lunghissimo (poco meno di tre quarti d’ora per tredici brani), ma va apprezzato nella sua interezza, forse senza neanche soffermarsi troppo sui titoli dei pezzi: per godere questo disco (e vi giuro che l’ho fatto!) credo che la cosa migliore sia spegnere le luci e svuotare la mente. Solo così si possono apprezzare al meglio le onde ricorrenti di synth (a momenti, come nell’opener “The Quest” o in “Summer Reveries”, dai tratti marcatamente space, altre volte, come in “The elusive Cliffs of Erensyrah”, dai toni gotici), i suoni a tratti minimali (come in “A View of the ancient City” o “A strange Twilight”), le improvvise ‘illuminazioni’ (come quella a metà di “Unquiet Sea of Dreams”), gli scenari cangianti (come quelli di “A Call a Death”). Alla fine, devo dire, l’ascolto lascia una sensazione di incompiutezza: alcune canzoni sono troppo brevi per essere gustate al meglio, soprattutto in un genere come questo, che si nutre di tempi lunghi e glaciali rarefazioni. Il risveglio, insomma, avviene troppo presto! Ma il materiale è sopraffino e conquisterà comunque l’ascoltatore.

(Renato de Filippis) Voto: 7/10