(Metal Blade Records) Brillante riproposta del death metal di marca svedese. Fatto proprio da svedesi come Niklas “Nille” Sandin dei Katatonia, Chris Barkensjö dei Witchery e Tomas Åkvik e Joakim “Myre” Antman, il primo dei Nale ma ex Katatonia e Bloodbath, mentre il secondo frequenta i Diatronic ed altre realtà. Terzo album in cinque anni, calibrato su certe distorsioni ampiamente conosciute e non da meno melodie, riff, soluzioni e arrangiamenti, per i quali tutti fanno capo al death metal di Dismemeber, primi Entombed e così via. I quattro suonano in modo prettamente classico, con i canovacci già ampiamente elencati, ponendo come base la loro maestria che si esprime attraverso una creatività ben solida. Se questo album fosse stato pubblicato nel 1991 a chiunque sarebbe esplosa la testa nell’ascoltarlo. Esce oggi, nel 2020, con stili e canoni ampiamente consolidati, riconoscibili, rintracciabili anche quando sono arcani e inaspettati. Dunque è figlio di una produzione di ferro, ottima, eppure suona con autorevolezza e senza portarsi addosso la maledizione del ‘già sentito’. Nemmeno quaranta minuti di durata nei quali il giallo e il blu della Svezia avvolgono in maniera totale e perentoria l’ascoltatore.

(Alberto Vitale) Voto: 8/10