(Autoproduzione) Provengono dalla Francia e pubblicano “The Rise of Meldral-Nok” tre anni dopo “The Downfall of Fire-Enmek”. L’album è un arcano e demoniaco insieme di black e death metal, sempre teso a dipingere scenari importanti, epici, maestosi, sinfonici ed estranianti oppure cupi e decadenti con momneto doom. “The Rise of Meldral-Nok” è un viaggio perché è un concept, il quale è stato finalizzato in due anni di lavoro ed è la seconda parte di quanto raccontato nel precedente lavoro. La storia verte su terre e mondi lontani e  di un personaggio, ovvero Lord Shades, che separa l’anima dal suo corpo e intraprende un cammino. La copertina, davvero bella, così come il layout del digipack sono di Stan-W-D. “The Rise of Meldral-Nok” non è solo furia dalle ampie melodie, dentro di se vive anche una infatuazione verso passaggi e susseguirsi di alcune atmsfere in stile progressive. Lo chiarisce subito “Awareness”, dove i synth pomposi sbucano al termine di evoluzioni e melodie che fanno posto l’una all’altra. Ci sono poi i 10′ di “The Dark Fleet” con le tastiere ampie, le chitarre che aspettano solo di andare avanti a briglie sciolte, mentre i tempi si velocizzano o si troncano in velocità e i cori femminili e tastiere che cesellano e abbelliscono la canzone. “The Pledge” si sviluppa in quasi 12′, nel suo incipit melodie mediorientali si fanno strada, poi le tastiere montano scenari sofferenti, mentre le chitarre sostengono questa canzone in cui i temi sinfonici ricordano la magniloquenza dei Therion. “Fool of Wisdom” appare compatta ed essenziale come canzone, ma possiede un riffing tra il thrash, il death metal e alcune impennate che ricordano vagamente i Cradle of Filth primo periodo. Nell’insieme “The Rise of Meldral-Nok” è uno sviluppo continuo di melodie, si lascia sorreggere da chitarre e base ritmica in dinamica salute, mentre intorno si eleva uno scenario sinfonico e semi-operistico il quale sembra voler annunciare sciagure o un destino terribile. Il sound dei Lord Shades sembra non avere cadute: la scaletta denota forza, le melodie nascono e si sviluppano, prendendo pieghe improvvise e memorabili. Pochissimi stucchi e trovate barocche, i Lord Shades sono delle furie e il modo in cui veicolare la propria musica è ragionato, ma non per questo privo di istinti ostili e inconsci. “The Rise of Meldral-Nok” è stato missato e masterizzato da Lasse Lammert (produttore e ingegnere del suono degli Alestorm, con i quali ha suonato, e di altre band). Il black metal dei Lord Shades ha trame sinfoniche che rafforzano il sound, ma senza trovate pacchiane o vuote di significati. Chissà come in futuro si svilupperà la storia di questo loro alter ego. Date uno sguardo al loro sito ufficiale.

(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10