(Dusktone) Cinque anni per avere un nuovo album dei Lotus Circle. Era il 2007 quando uscì “Bottomless Vales and Boundless Floods”, dopo di allora solo due split per i greci. “Caves” è un universo sperimentale, dove si concentrano esoteric doom, drone black metal, noise e psichedelia in cinque lunghi pezzi. “…to Witness Under the Stars” apre l’album con i suoi oltre nove minuti espressi attraverso una melodia catatonica e una seguente ambientazione orrida e malata. “Dawn of a Dead Sun” propone un basso malinconico, denso, cupo, vibrante e con gelidi sussurri umani che rendono l’atmosfera tetra e pericolosa. Se “Secret Entities” ripete un riff fino all’ossessione, fiancheggiandolo dai soliti suoni spettrali di contorno, “From the Depths” ritrova una struttura simile, durata compresa, al brano d’apertura. Chiude “Plutonian Funeral”, composizione di oltre sei minuti a metà tra il dark ambient e la psichedelia. Non esistono grossi sussulti nei pezzi ed ognuno di loro ha un’andatura fissa e dilatata nel tempo. L’elettronica è esile, spunta fuori a momenti, da spessore alle distorsioni e si comporta come un alone che pervade alcuni tratti di queste cinque sinistre composizioni. Le strutture monolitiche e lo scarso sviluppo dei brani potrebbero essere, per qualcuno, un punto debole, ma tutto ciò è dovuto alle tematiche drone, siano esse doom o black metal, le quali portano inevitabilmente a scenari rarefatti e statici. La vera bravura dei Lotus Circle è l’impulso che danno alle emozioni dell’ascoltatore. Un impulso che genera inquietudini e smarrimento che in alcuni momenti riesce a gelare il sangue nelle vene. “Caves” è l’insieme di atmosfere ancestrali, suoni esoterici, presenze ed ectoplasmi: sono tutti elementi che coinvolgono l’animo dell’ascoltatore portandolo così alla sofferenza.

(Alberto Vitale) Voto: 7/10