(Totem Cat Records) Tornano dopo oltre cinque anni dal debutto i rockers psichedelici scozzesi Lucid Sins, continuando la loro teoria musicale brillante, melodica ma subdolamente occulta. La band è in realtà un duo, ma per dar vita a questa intensa opera hanno invitato un manipolo di musicisti ospiti, coprendo quindi la posizione di ulteriori chitarre, bassi, tastiere, organi ed anche il violino. La voce di Andreas Jonsson è sensuale ma anche in qualche modo perversa, posseduta, e quei riff rockeggianti di matrice settantiana vengono spesso resi inquietanti e evocativi da divagazioni di un ensemble che è perfettamente in grado di caricare di energia quanto di intimidire l’ascoltatore. Vibrante “Joker’s Dance”, con linee di basso carnali ed una apertura progressiva evidenziata dall’ottimo drumming, mentre le linee vocali spingono verso altre dimensioni eteree, pur rimanendo chiare e molto ben definite. Suggestiva e caratterizzata da un impulso heavy d’annata “The Serpentine Path”, canzone con una chitarra solista meravigliosamente bluesy, verso un finale dall’impostazione drammatica. Malinconica “Sun and the Moon” la quale è dominata da favolosi organi affiancati da voce e chitarra capaci di riportare le sensazioni molto indietro nel tempo, passando per Blue Öyster Cult e The Doors. Un’oscurità doom aleggia sulla favolosa “The Devil’s Sign” che per qualche dettaglio porta la mia mente dalle parti dei finlandesi Orne; il pezzo è ricco di particolari tanto piccoli quanto prepotenti, un brano pregno di delicata malvagità accentuata da un violino superbo e da un’evoluzione dei riff rocambolesca. Prog di un tempo sulla title track, canzone che regala un meritato spazio a chitarra e organo. Heavy di matrice proto-doom su “Snake Eyes”, la quale si rivela ricca di sorprese e cambi di scena improvvisi, mentre è più rockeggiante l’ottima “By Your Hand”, prima della conclusiva ed eccentrica “The Forest”, un epilogo che permette a tutti i musicisti di esprimersi con energia e pura poesia musicale. Album che avvolge, ipnotizza, stimola. Un disco che provoca stati d’ansia per poi ristabilire immediatamente una pace interiore intima, introspettiva, riflessiva. Dannatamente anni ’70 e contemporaneamente moderno. Otto tracce che catturano e portano lontano, in un viaggio mentale senza una meta predefinita.

(Luca Zakk) Voto: 8,5/10