coplultimoatto(Autoproduzione) L’Ultimo Atto è una formazione che si è arrangiata con i propri mezzi per questo primo album, ma è ricorsa poi per le fasi di mix e master a Zack Ohren (Machine Head, One Shall Perish, Suffocation, Carnifex, ecc). La band lucana è depositaria di un sound tosto, robusto, pregno di groove, per un thrash/groove/metalcore di buona sostanza. Da subito preciso che non ci sono i soliti e prevedibili breakdown, per quanto riguarda le fasi sul metalcore, mentre le ritmiche a tappeto sono l’ossatura per le chitarre che da sopra lavorano in modo spasmodico, nervoso, ma continuamente efficace. Proprio i Machine Head per certi aspetti sembrano spuntare in alcuni passaggi, anche se, fortunatamente, sono pallidi ricordi e non ingombranti presenze. Un sound forte perché suonato a volume potente e con attitudine da sfasciacarrozze, eppure nonostante questa pesantezza nucleare, nonostante questa tempesta di distruzione, sento nel songwriting un buon andamento, una concezione snella e mai buttata lì a caso. Per dei musicisti che convivono da soli due anni insieme è già un buon passo. Ritornando al discorso di influenze o possibili similitudini di sound, non mancano Soulfly, Lamb Of God, ma il tutto è parte di un murales che decora un wall of sound impenetrabile e dall’architettura delineata dalla mano de L’Ultimo Atto. Buona anche l’apporto di Giuseppe Bruno: cantante dalla voce possente, bravo a sfumare anche nel growl e nel cadenzare alcune strofe verso il rap o una sorta di free-style. “Buried Alive” si ascolta con tranquillo piacere perché è una colata di thrash con sfumature e dalle tipiche idee di metà e fine anni ’90, anche se in coclusione penso che la produzione pulita, il carattere già formato della band e la vivacità dei brani permettono però di non cadere in un revival. Questo sound è una valanga di ghiaccio che travolge, avanzando ad un passo deciso e ritmato. Complimenti!

(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10