copmacabre(Hells Headbangers) Ne ho sentite tante di porcherie, bestialità, abominii, perversioni e pazzie di carattere sonoro, ma questi aggettivi li uso in senso buono, cioè volendo dire il contrario di ciò che significano. Un’antifrasi. Nonostante ciò i Macabre sono quel genere di autori ‘disturbati’ e disturbanti che mi porto nel cuore, o forse nei neuroni. Il loro sound mi si è tatuato nelle fibre nervose all’epoca di “Sinister Slaughter”, un album adorabile e folle, ovviamente. E’ pur vero che mi sono perso molte cose di loro. “Glom” non l’ho mai ascoltato e lo stesso è stato per “Dahmer”, il quale una volta tentai di comprarlo per posta insieme ad altre cose, per scoprire poi all’arrivo del pacco che il titolo da me richiesto era “mancante”. Mai facile trovare, tempo fa, le release dei Macabre. “Dahmer” è del 2000 ed è incentrato sulla figura di Jeffrey Dahmer, “il boia di Milwaukee”, un serial killer allucinante. Ricordo ancora le immagini del processo (1992) con i parenti delle vittime incolleriti e urlanti nei confronti di quel tizio seduto in aula come se fosse qualcuno in attesa del suo turno dal medico. Immagini che davano da pensare se si teneva ben a mente quello che aveva combinato “il boia”. Non facile fare un album che ne parlasse, lo mettesse al centro e ci si facesse sopra una buona tonnellata di ironia (l’album ad esempio uscì il giorno di Halloween). Sei anni dopo la sua fine, forse era più semplice poter giocare su Dahmer con un brutal death metal cristallino, infarcito di grindcore, thrash metal e giochetti e parodie di ogni tipo. Questo potevano farlo solo i Macabre, tre campagnoli, per come si conciavano nelle foto e dal vivo, i quali già in “Sinister Slaughter” cioè l’album con ventuno canzoni ognuna dedicata ad un serial killer, avevano dato spazio alla figura di Dahmer con “What’s That Smell?” (il ritornello in quella che sembrava una canzoncina popolare ma in versione grindcore recitava “What’s that smell? That rotten smell. It’s Jeffrey Dahmer’s apartment of hell“, dei veri scoppiati).  La Hells Headbangers riedita questo album in vinile doppio sia picture che non dando così la possibilità a molti, me compreso di riscoprire un capolavoro. Il sound è davvero pulito. Basso, batteria, chitarre e voci sono perfette, nitide. Le canzoni, ovviamente, un assalto colorato, allegro, ironico, ma sempre un assalto. L’ironia e le bizze di questo trio sono talmente ben espresse che alla fine vanno presi tremendamente sul serio. Anche la tecnica è a buon livello e lo dimostrano alcuni solo e cambi di ritmo e riff che sono esplosivi. Il tutto è metal estremo, ma senza essere impantanati nei cliché tipici del grindcore, del thrash e del death. La loro coesione e capacità di fondere il tutto, ma proprio tutto, è ammirevole. Certo, lo so che questo è grindcore e death metal, che il soggetto è un pluriomicida, ma la comicità dei Macabre è qualcosa che riesce a parlare e descrivere anche cose allucinanti con una luce diversa. “Dahmer” non è per gli schizzinosi del pensiero, non è per chi pensa che il male non esista o che non se ne debba parlare.

(Alberto Vitale) Voto: 8/10